Per il Pnrr serve l'ottimismo della volontà e della ragione

Negli anni Ottanta del secolo scorso una visione di riformismo a forte tradizione milanese, attualizzava e rilanciava una celebre espressione: "L'ottimismo della volontà"

Per il Pnrr serve l'ottimismo della volontà e della ragione

Negli anni Ottanta del secolo scorso una visione di riformismo a forte tradizione milanese, attualizzava e rilanciava una celebre espressione: «L'ottimismo della volontà». Di derivazione gramsciana (va detto che il politico sardo la teneva insieme con «il pessimismo della ragione»). Nei passaggi complicati ed enigmatici della storia trovo che la buona politica dovrebbe fare un passaggio in più, aggiornandola e quindi agire secondo l'ottimismo della volontà e della ragione. Per non mancare l'appuntamento con gli impegni presi con il Paese e con l'Europa. Mi riferisco alla sfida contenuta nel Pnrr. Negli ultimi giorni il premier Draghi (lui persegue l'ottimismo ragionevole) sta richiamando la compagine governativa ad assumersi le proprie responsabilità in materia, a non far prevalere interessi di parte. Certo, siamo nella fase acuta dell'ennesima campagna elettorale e questo, come sappiamo, non aiuta. Gli obblighi che abbiamo in materia di Pnrr impongono di mantenere la barra dritta. Il Sistema Paese non può tradire il contratto firmato con l'Unione europea: gli obiettivi vanno raggiunti. Punto. Non è stagione di capricci, di arretramenti, di meline. Famiglie e imprese non lo meritano. Non capirebbero. Il guaio sarebbe che, al cospetto di un progressivo e pericoloso sfilacciamento del governo con conseguente deragliamento, tornasse prepotente e diffuso nella società civile il sentimento del pessimismo. Del «vedrai che non ce la faremo neanche questa volta». Il pessimismo attrae la rassegnazione e questo produce il blocco degli ingranaggi. Un blocco sistemico anticamera del default. No, ha ragione Draghi, il pessimismo è malapianta. Occorre imprimere una brusca sterzata all'evidenza delle crepe per impedire che si allarghino.

L'economia reale necessita di un esecutivo motivato nel segno dell'ottimismo della volontà e della ragione. Siamo ad un punto cruciale. Ad un tornante storico. Adesso si costruisce l'Italia che verrà. Quella che affideremo alle prossime generazioni.

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