Si chiama "Sostegno per l'inclusione attiva" ed è il primo intervento del governo per contrastare la povertà. I numeri sul fenomeno in Italia d'altronde parlano chiaro, ed era inevitabile un'azione in tal senso. Di qui a qualche mese le famiglie più disagiate riceveranno un assegno di 320 euro al mese, a condizione che ci si impegni a seguire una serie di progetti mirati all'inserimento nel mondo del lavoro.
La misura è stata definita dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti un "ponte" in attesa dell'approvazione della legge delega sulla povertà che darà il via libera al reddito di inclusione. La Sia parte quest'anno con un budget di 750 milioni di euro che permetterà di accedere ai contributi a un massimo 220 mila nuclei familiari. Ma l'obiettivo di raddoppiare la cifra nel 2017 e portare al 100 percento la tutela dei minori in condizione di povertà assoluta.
A beneficiare del sostegno le famiglie con almeno un minore o un figlio disabile o una donna in stato di gravidanza con un Isee di 3mila euro. Il punteggio che da l'accesso all'assegno ovviamente cresce con l'aumentare dei figli o se il nucleo è monogenitoriale. Tra le altre condizioni anche quelle di risiedere in Italia da almeno 2 anni, di non avere lavoro o altri redditi che superino i 600 euro al mese, di non possedere un auto nuova.
Chi riceve il sostegno dovrà obbligatoriamente seguire un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa che viene costruito insieme al nucleo familiare per migliorare le competenze e potenziare l'occupabilità dei soggetti coinvolti.
Una sorta di 'patto' che implica una "reciproca assunzione di responsabilità e impegni". Senza questo impegno o a fronte di una ripetuta violazione del patto o di comportamenti inconciliabili con gli obiettivi, i Comuni possono stabilire la revoca o l'esclusione dal beneficio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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