La Cina è vicina, recitava il titolo di un libro bello e dimenticato scritto nel 1957 da Enrico Emmanuelli: uno sguardo profondo in una realtà, quella della Cina di Mao, ancora in larga parte sconosciuta al pubblico italiano. Sono passati quasi sessant'anni, eppure in Italia si parla di Cina sapendone molto poco, soprattutto quando si tratta di economia: questo è il pensiero di Davide Erba, imprenditore esperto di Cina e blogger del ilGiornale.it. Che, esasperato, da un ritratto stereotipato che da settimana la stampa offre dell'economia e della finanza cinesi vuole sfatare alcuni dei miti più diffusi sul tema.
Erba, cosa sta succedendo all'economia cinese? Che trattamento, cioè, sta ricevendo dagli analisti occidentali?
"Un trattamento ipocrita. I nostri analisti tentano di coprire il fallimento dell'Occidente grazie a previsioni funeste sull'economia cinese. Che invece continuerà a crescere."
Eppure abbiamo visto tutti le oscillazioni di borsa, per usare un eufemismo...
"In Cina c'è stato un fortissimo accesso da parte della popolazione al mercato azionario. Moltissime persone hanno acquistato titoli e di conseguenza, quando un mercato è così giovane, succedono delle cose tipiche della gioventù come l'instabilità. Il mercato cinese è stato definito il mercato scimmia, dopo l'orso e il toro (rispettivamente ribassista e rialzista, ndr)."
Ma si tratta di grandi investitori o di piccoli azionisti?
"Entrambi. Ci sono grossissimi investitori istituzionali, ma l'azionariato è diffuso tra la popolazione, perché il governo astutamente ha fatto sì che il piccolo investitore privato si avvicinasse al mercato. I cinesi adottano una politica economica, cosa che gli Stati in Europa non fanno più."
Perché questa decisione?
"Il Partito ha pensato: bene, la Cina si è sviluppata, è arrivata alla saturazione o quasi dell'export. Tutto è prodotto in Cina ormai: la bassa la media e in alcuni casi l'alta tecnologia. Fino ad oggi però il margine rimaneva in capo alle multinazionali: facciamo l'esempio di Foxconn che produce l'iPhone a 200 dollari e poi in realtà è Apple a fare il margine fino al prezzo utente finale. È questo ad aver penalizzato la Cina negli ultimi due anni. Fino ad ora andava bene semplicemente produrre e avere un margine limitato ed esportare. "
E ora?
"Ora il governo ha capito che per poter sostenere ulteriormente la crescita era necessario internazionalizzarsi, ma con organizzazioni proprie, scegliendo o la via organica o la via inorganica, quindi tramite acquisizioni. La via organica è stata molto difficile per un fatto culturale. I cinesi sono tipicamente conservatori negli investimenti, per tutta una serie di fattori culturali e di storia economica. Se il cinese ha 100 vuol rischiare 1, non vuole rischiare 200 come gli americani o gli inglesi... è nel carattere nazionale."
Ma spingere la cittadinanza ad investire non crea scompensi?
"Effettivamente alcune società medio-piccole si sono trovate capitalizzazioni borsistiche spropositate, con quotazioni totalmente fuori mercato. Ci sono società dello stesso settore che quotate a Milano o a Zurigo hanno una capitalizzazione di 15 volte l'EBITA... in Cina fino a cento, duecento, centottanta volte....questo ha creato uno scompenso condizionale rispetto a una società quotata in Europa."
Quali le conseguenze?
"Che le società cinesi acquiscono società del mercato internazionale....se le mangiano e fanno crescere le loro aziende piccole e medie. Sta già succedendo in grande. In queste ore Foxconn sta comprando la Sharp... un evento incredibile: per Foxconn è una miniera d'oro, in quanto a penetrazione e know how. "
Eppure a sentire gli economisti occidentali si tratta di un gigante dai piedi d'argilla
"Certo, loro dicono che dei cinesi non ce ne frega niente, tanto sono iper-valutati e fra tre anni scoppierà la bolla e moriranno tutti. Peccato che quando scoppierà la bolla queste aziende saranno di grandi dimensioni, perché con le risorse economiche che hanno avuto a disposizione si saranno comprati tutti, come sta già avvenendo da un paio d'anni."
Cosa possiamo fare per tutelarci?
"Adesso poco. A guadagnarci ora saranno i cinesi. Noi siamo in un'economia di mercato dove non si può influire su tutta una serie di settori.... serve un rinnovamento totale delle visione economica che in questo momento non abbiamo.
È una situazione pericolosissima. Senza citare il debito occidentale che la Cina detiene, ricordiamoci che se noi perdiamo le aziende e il know how a comandare il mondo saranno loro. E stavolta lo faranno per davvero."
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