La Tav non è solo un progetto infrastrutturale ambizioso. Ma anche il terreno di scontro, neppure troppo nascosto, all’interno della maggioranza. Il governo giallorosso aveva lasciato cadere nel dimenticatoio l’opera per non litigare. Dell’Alta velocità Torino-Lione non si parlava più ufficialmente da almeno un anno. Scomparsa, come per magia, dal dibattito politico. Fino ad oggi. Questo perché il Movimento 5 Stelle non ha mai digerito la presa di posizione di Conte a favore del cantiere. Nell’estate del 2019 il premier, infatti, disse senza mezzi termini: "Il governo è per il sì". Luigi Di Maio, allora capo politico pentastellato, rispose polemico: "Saranno le Camere a decidere". Il passaggio parlamentare, però, non andò come sperava il buon Di Maio. Pochi giorni dopo, in Senato, la maggioranza gialloverde (allora al governo) si spaccò, con la Lega che finì per votare la mozione del Pd favorevole alla Tav, mettendo in minoranza i grillini.
La pandemia e la conseguente crisi economica hanno sparigliato le carte. Così si scopre che tra i progetti che l’esecutivo intende finanziare con il Recovery fund, c’è anche la Tav. Magia. L'opera vale circa un miliardo di euro. E l’obiettivo è creare un collegamento ferroviario merci e passeggeri efficiente tra l’Italia e la Francia. Questo, secondo quanto riporta Il Tempo, è solo uno degli oltre 500 progetti da realizzare con i soldi della Ue inseriti nella bozza all’esame del governo. Un dossier che presto, una volta ultimato, verrà spedito direttamente a Bruxelles.
I 209 miliardi messi sul piatto dall’Ue fanno gola. Inutile girarci intorno. Il piano allo studio dal governo prevede, oltre alla Tav, vari piani. Ed è evidente che non tutti saranno finanziati. In tema di infrastrutture e trasporti, il governo non ha in mente solo la Torino-Lione. Tra i progetti inviati dal ministero dei Trasporti ci sono anche il potenziamento della Venezia-Trieste (646 milioni), la Palermo-Catania-Messina (4,4 miliardi), la Verona-valico del Brennero (3,3 miliardi), l’Alta velocità Napoli-Bari (2,6 miliardi) e il Piano nazionale delle ciclovie (1,2 miliardi). Cinquanta milioni per realizzare l’acquario di Taranto. Ma anche i 35 milioni per aiutare chi non conosce la tecnologia o i 46 milioni per sistemare il palazzo della Farnesina, dove ha sede il ministero degli Esteri.
Tornando alla Tav, è evidente che le tensioni all’interno del governo sono forti. Da una parte di dem, per il sì. Dall’altra i pentastellati contrari all’opera. Se la politica non si è più occupata dell’alta velocità, a non essere scomparsi sono però i no-Tav.
Risale a solo una settimana fa l’ultimo blitz al cantiere di Chiomonte, in Val di Susa. Tanto per far capire che loro non smetteranno mai di dare battaglia. Qualcosa che non fa dormire sonni tranquilli al nostro premier e a tutto l'esecutivo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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