Riforma lavoro, altro che aiuti alle imprese Pagheranno un miliardo in più di contributi

Imprese sul piede di guerra: nel 2013 il cune contributivo crescerà di un miliardo di euro per arrivare a 1,88 miliardi nel 2021. In aumento anche i versamenti per i parasubordinati. Una serie di balzelli che rischia di mettere in ginocchio il sistema produttivo del Belpaese. Settimana prossima l'incontro tra la Fornero e Rete Imprese. Il presidente avverte: "Serve subito un chiarimento"

Riforma lavoro, altro che aiuti alle imprese Pagheranno un miliardo in più di contributi

"Altro che Margaret Thatcher". La stroncatura, dopo l'abbaglio iniziale, del Wall Street Journal, quotidiano conservatore della finanza statunitense, fa senza più clamore del quotidiano grido d'allarme lanciato dalle piccole e medie imprese e dagli industriali che si sentono tradite dalla riforma del mercato del lavoro presentata in settimana dal governo al capo dello Stato Giorgio Napolitano e ora al vaglio delle Camere. Una riforma che, conti alla mano, farà schizzare - a partire dall'anno prossimo - il cuneo contributivo alle stelle. Una stangata da circa un miliardo di euro.

La Confindustria storce il naso, Rete Imprese accusa duramente il presidente del Consiglio Mario Monti di portare in parlamento una riforma recessiva. Insomma, solo il Pd e Pier Luigi Bersani gongolano. Il Professore si è arreso alla lobby dei sindacati. Per il momento il presidente di Rete Imprese Italia, Marco Venturi, prende tempo. Sono molte le misure contenute nel ddl che scontentano le imprese: dall’aumento del cuneo fiscale ai maggiori costi per il lavoro stagionale. Presto ci sarà un incontro con i tecnici del ministero del Welfare per fare chiarezza.

Secondo il ministro Fornero, per le pmi non dovrebbero esserci particolari aumenti dei costi, ma in base a quanto emerge dalla relazione tecnica al disegno di legge trasmesso al parlamento giovedì scorso è nell'aria una stangata (già dal 2013) sulla deducibilità delle spese per le auto intestate alle imprese e per i veicoli aziendali dati in uso promiscuo ai dipendenti che porterà a regime nelle casse dello stato oltre un miliardo di euro all’anno e coprirà gran parte dei maggiori oneri per la nuova disciplina degli ammortizzatori sociali e, quindi, della riforma del mercato del lavoro. Non solo. Il conto che lo Stato presenta alle imprese è addirittura destinato a crescere per l'intero triennio successivo fino a toccare quota 1,88 miliardi. Insomma, una batosta. "Ai maggiori oneri contributivi - sottolinea, poi, il Sole24Ore - le imprese dovranno sommare l'aumento del carico fiscale, in termini di Ires, Irpef e Irap".

Quello che preoccupa è innanzitutto l’aumento del costo del lavoro a tempo determinato e del lavoro stagionale. Degli 854 milioni di euro che rimpingueranno le casse dello Stato grazie ai maggiori oneri contributivi, 611 milioni saranno garantiti infatti dall'applicazione delle nuove aliquote introdotte dalla riforma con l'Assicurazione sociale per l'inpiego (Aspi): all'1,31% per i lavoratori a tempo indeterminato andrà ad aggiungersi l'1,4% per tutti gli altro contratti.

La Fornero aveva assicurato: "Adesso le imprese non hanno più alibi per investire e assumere". Ma la leader degli industriali Emma Marcegaglia non ha alcun dubbio: "Non è così perché aumentano le incertezze e i costi".

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