Salini diventa Webuild. E rilancia le grandi opere

Allo studio anche una società ad hoc per le manutenzioni. Partita da 8 miliardi l'anno

Salini diventa Webuild. E rilancia le grandi opere

Salini Impregilo cambia nome e diventa Webuild per dare corpo a quel «Progetto Italia» che ha come obiettivo la nascita di un nuovo campione nazionale delle infrastrutture che superi la polverizzazione del comparto, negli ultimi tempi sempre più sotto pressione. Di fatto, si tratta del secondo cambio di denominazione sotto la guida di Pietro Salini che, dopo aver scalato Impregilo, ha dato vita alla Salini Impregilo, rendendola il campione internazionale che è oggi, per poi compiere questa nuova evoluzione, formalizzata ieri in assemblea.

Un esordio per il general contractor che ha come biglietto da visita il Nuovo Ponte di Genova, che il gruppo sta realizzando insieme a Fincantieri in tempi record, e il claim «più grande e più forte al servizio del Paese»: questo il messaggio della campagna pubblicitaria partita ieri anche grazie al supporto di Cdp Equity (18,65% del capitale) e di alcuni istituti finanziari del Paese (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm).

A livello industriale l'anima della società nasce dall'unione di Salini Impregilo e Astaldi: un gruppo da 70mila lavoratori diretti e indiretti a livello globale, che arrivano a circa 130mila considerando l'intero indotto; per un portafoglio ordini complessivo di 42,5 miliardi che unisce quello di Salini Impregilo (36 miliardi) e quello di Astaldi (6,5 miliardi). Solo l'inizio di un progetto più ampio.

Il nuovo gruppo si legge nella nota di Salini «valorizzerà il know how italiano e creerà opportunità di crescita per le Pmi italiane della filiera delle costruzioni».

Dopo aver di fatto salvato Astaldi dal fallimento, Webuild potrà inglobare altre realtà: in passato si è parlato di Trevi, ma anche di Mantovani e Condotte. Il dossier più caldo, al momento, pare però essere la costituzione di una divisione manutenzioni. Salini ha proposto al governo la creazione di una società aperta a tutte le aziende interessate a partecipare alla manutenzione delle infrastrutture in Italia. È un progetto diverso da Progetto Italia che vedrebbe il general contractor affidare i progetti da realizzare sulla base dei territori e le competenze necessarie. Complessivamente, si parla di 8 miliardi l'anno di potenziali lavori. Dossier su cui lavorerà il nuovo cda, formalizzato ieri in assemblea, che sarà presieduto da Donato Iacovone e composto da Francesca Balzani, Pierpaolo Di Stefano, Giuseppe Marazzita e Marina Natale.

Tra gli altri punti all'ordine del giorno, vi è stata l'approvazione del bilancio 2019, chiuso con un utile di 70 milioni, con dividendo già fissato a 0,03 euro per azioni ordinarie e a 0,26 euro per le risparmio. Nel giorno della nascita di Webuild il titolo Salini Impregilo ha resistito alle vendite chiudendo a 1,34 euro (-0,7%) in una Piazza Affari in profondo rosso.

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