Scontro sul controllo Telecom. Il cda: "Vivendi non comanda"

Il consiglio contesta il verdetto del collegio sindacale: "I francesi hanno solo una influenza notevole"

Scontro sul controllo Telecom. Il cda: "Vivendi non comanda"

L'ad di Telecom Flavio Cattaneo rivendica i suoi meriti, 600 milioni di risparmi e utile in crescita e smentisce attriti con il presidente Giuseppe Recchi. «Se resta sono contento- ha detto - e poi Montezemolo ha negato il suo arrivo in Telecom». Intanto l'assemblea dei soci del 4 maggio si avvicina, con il rinnovo degli organi societari. E se per Cattaneo la riconferma appare evidente, la casella del presidente Recchi continua a fare gola a molti.

In questo panorama incerto si inserisce la querelle scaturita tra il consiglio e il collegio sindacale di Telecom. Quest'ultimo ha fatto presente esserci un «controllo di fatto» da parte di Vivendi, suo principale azionista con il 23,9% del capitale. Secondo il collegio sindacale, Vivendi «ha il potere di orientare e condizionare il voto degli amministratori in quanto il cda si è sempre espresso secondo la posizione dei consiglieri della società francese». Telecom ha chiesto su questo un parere agli Studi Marchetti e Portale/Purpura che ha dato alla parola «controllo» un significato accademico e non fattuale. «Controllo - è scritto - è il potere di determinare politiche finanziarie e gestionali di una entità al fine di ottenere benefici dalle sue attività». Per questo motivo, e anche per il fatto che i consiglieri hanno escluso «qualsivoglia soggezione rispetto alle posizioni espresse dai consiglieri di Vivendi», il board ha deciso di non dover procedere alla «riqualificazione del titolo di correlazione tra Vivendi e Tim da influenza notevole (come pacificamente riconosciuto) a controllo». Da sottolineare che i consiglieri Calvosa e Cornielli non hanno votato la mozione in quanto proponevano «il rafforzamento dei presidi sulle operazione riferibili a Vivendi e ai suoi amministratori». Sulla vicenda si esprimerà anche l'Agcom il 21 aprile prossimo in relazione con la quota di quasi il 30% del capitale che la stessa Vivendi detiene di Mediaset.

Un intreccio proibito, quello tra media e tlc, dalla legge Gasparri. Certo i fatti danno ragione all'orientamento del collegio sindacale. Basta ricordare ciò che i francesi fecero per far eleggere Arnaud de Puyfontaine, ad di Vivendi, nel cda di Telecom in qualità di vicepresidente insieme ad altri tre consiglieri. Tra le mosse dei transalpini la mancata conversione delle azioni di risparmio e la scelta di Cattaneo come amministratore delegato.

Proprio Cattaneo - che ha tagliato i costi come chiesto dai francesi - ieri, in audizione al Senato insieme a Recchi, ha spiegato le strategie del gruppo e di guardare a partnership sui contenuti anche con la Rai. Mentre, sul fronte della banda ultralarga, la società sta stringendo sulla newco della rete per le aree a fallimento di mercato. Secondo Cattaneo ci sono diversi candidati interessati a entrare in società con l'ex-monopolista per realizzare la rete e fare concorrenza ad Enel Open Fiber. Tra gli interessati l'australiana Macquaire, il fondo del Qatar, Qia e, secondo il Sole 24 Ore, anche F2i, ex azionista di Metroweb che ha un'opzione di rientro in Open Fiber che però non ha ancora esercitato. F2i, però, ha smentito di aver manifestato interesse per la newco di Telecom ed è ancora incerta sul possibile rientro in Open Fiber.

Una decisione sarà presa solo quando il piano industriale della

società controllata da Enel sarà completo. Certo è che per F2i, controllata da Cassa depositi e Prestiti, che è nel capitale di Enel Open Fiber, essere presente nella newco di Telecom potrebbe essere una mossa interessante.

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