Fine anno senza botti per la moda italiana. Il pilastro del made in Italy resiste, ma certo di colpi in questi ultimi mesi ne ha subiti parecchi: dalla crisi greca a quella russa, fino alla minaccia terrorista che gela il turismo, terreno ideale dello shopping.«Chiuderemo comunque in positivo - spiega il presidente di Sistema Moda Italia, Claudio Marenzi - ma abbiamo dovuto rivedere al ribasso le stime di sei mesi fa: il 2015 si chiuderà quindi con un fatturato in aumento dell'1,1% su base annua. Tuttavia ottobre e novembre hanno dato segni di leggera ripresa e questo ci consente di guardare al 2016 con moderato ottimismo: puntiamo a un aumento del 2,2% per il fatturato del primo semestre. Ma non intendiamo restare a guardare: il nostro obiettivo è rafforzare l'intera filiera produttiva, una ricchezza che solo l'Italia oggi può vantare, dalle aziende che si occupano di filatura e tessitura fino al capo d'abbigliamento pronto per la vetrina. Con un occhio di riguardo per le più piccole realtà imprenditoriali, fondamentali per il successo della moda veramente made in Italy». Da qui due iniziative chiave, una già avviata e l'altra in corso di realizzazione. La prima è la piattaforma di reverse factoring, frutto di un accordo con Unicredit: in pratica il miglior rating di credito di griffe e grandi marchi diventa un vantaggio anche per i loro fornitori strategici. E il progetto Reshoring scavalca i confini, per aiutare le aziende a riportare in Italia le produzioni da tempo delocalizzate nell'Est Europa o addirittura in Estremo Oriente. Che oggi, del resto, non sono più così convenienti come in passato. Così in Puglia e Veneto si lavora nei distretti pilota: partenza prevista, la prossima primavera.
Mediolanum ha raggiunto un accordo con l'Agenzia delle Entrate per chiudere il contenzioso fiscale legato alle sue affiliate irlandesi. La società controllata della famiglia Doris e dalla Fininvest di Silvio Berlusconi dovrà pagare all'Agenzia 120,2 milioni di euro di maggiori imposte, più gli interessi. L'accordo - che fa seguito all'avvio della procedura di arbitrato internazionale da parte delle società interessate - «ricomprende tutte le annualità in contestazione (dal 2005 al 2014) con maggiori imposte per complessivi 120,2 milioni di euro più interessi». Alla luce degli accantonamenti fatti negli scorsi esercizi «il costo aggiuntivo a carico dell'esercizio corrente risulta essere di 31,2 milioni». L'Agenzia delle Entrate ha inoltre deciso di non applicare alcuna sanzione «in considerazione della natura valutativa delle contestazioni e del diligente operato e trasparenza delle società interessate in materia di oneri documentali». A seguito della definizione, Mediolanum chiederà al fisco di Dublino la restituzione delle maggiori imposte pagate in Irlanda, pari a circa 41,5 milioni di euro. «La scelta di Mediolanum di addivenire ad una definizione del contenzioso in essere con l'Agenzia delle Entrate - conclude la nota - è motivata dalla volontà di evitare il protrarsi di una procedura lunga nel tempo eliminando così l'incertezza legata all'esito della controversia».«Siamo molto soddisfatti, abbiamo definitivamente chiuso una vicenda che si trascinava da anni.
Ora ci manca solo il riconoscimento del credito d'imposta da parte dell'Agenzia irlandese: se arriverà prima della chiusura del bilancio, a fronte degli accantonamenti già fatti, recupereremo 10,3 milioni già sull'esercizio 2015». Così ha commentato Massimo Doris, ad di Banca Mediolanum.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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