L’Inps, con la circolare n. 48 del 2021, ha fatto il punto sul contratto di espansione 2021 definendo le procedure di erogazione dell’indennità di accompagnamento alla pensione riservata ai lavoratori che risolvano consensualmente il loro rapporto di lavoro, estese dalla legge di Bilancio 2021 anche alle imprese più piccole.
Cosa cambia sulla pensione
Il datore di lavoro dovrà erogare le somme all’Inps garantendo i versamenti mensili con fideiussione bancaria e le somme percepite dal lavoratore saranno soggette a tassazione ordinaria. La soglia dimensionale, tra l'altro, si abbassa da 250 a 100 addetti con un costo stimato tra 2 e 300 milioni di euro. La riforma, destinata ad entrare nel Dl Sostegni bis, punta sul contratto di espansione come strumento principale di gestione della fase post emergenziale per le imprese alle prese con processi di ristrutturazione o riorganizzazione, in alternativa ai licenziamenti collettivi. Secondo le simulazioni che Il Sole 24 Ore ha chiesto allo studio De Fusco & Partners sull'impatto del contratto di espansione, il passaggio da lavoratore a prepensionato con il contratto d'espansione con un anno d'anticipo dalla pensione riduce il netto in media del 16% per le fasce di retribuzione tra i 30 e i 50mila euro.
Perdite fino al 27%
Ma non è finita qui, perché ogni anno di ulteriore anticipo comporta una riduzione mensile di 50 euro,con una penalizzazione rispetto alla retribuzione netta che arriva al -27% per chi è a 5 anni dalla pensione. A tutto questo bisogna considerare che la pensione ordinaria comporta di per sè una decurtazione rispetto alla retribuzione e senza calcolare la cifra che può essere versata dall'azienda per incentivare l'esodo del lavoratore. Se, invece, si uscisse con la pensione di vecchiaia, la riduzione media mensile sarebbe dell'8,5% ma il montante pensionistico complessivo è più alto perché si percepisce la pensione per più tempo. La pensione anticipata ha gli stessi risultati ma con la differenza che il lavoratore percepisce la pensione come se avesse lavorato (perché il datore di lavoro versa anche i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto alla pensione).
Ecco tutti i calcoli
Considerando una retribuzione annua lorda di 30mila euro (1.650 euro di retribuzione netta mensile), rispetto all'assegno pensionistico "pieno", con il prepensionamento si perdono mediamente 120 euro mensili (una cifra compresa tra 40 euro e 160 euro, a seconda che l'uscita avvenga ad 1 anno o 5 anni dalla maturazione dei requisiti). Per la fascia di retribuzione lorda annua di 40mila euro (2.050 euro mensili netti), rispetto alla pensione piena si perdono mediamente 145 euro (la forbice in questo caso è compresa tra 60 euro e 180 euro, a seconda che si esca 1 anno o 5 anni prima). Chi guadagna 50mila euro lordi (2.387 euro mensili netti) l'importo medio di riduzione rispetto alla pensione media è pari a 168 euro (il delta, qui, è tra 100 euro e 210 euro, a seconda che si anticipi il pensionamento di 1 o 5 anni).
Quanto si perde con la cassa integrazione
Accanto al prepensionamento, il contratto di espansione prevede l'assunzione di personale qualificato per il ricambio generazionale e consente per lo "scivolo" pensionistico il ricorso alla Cigs (Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria) con una riduzione media oraria del 30%. Ipotizzando una Cig del 30% per un anno, per i redditi più bassi (30mila euro lordi) la perdita netta della retribuzione annua è pari a 3.300 euro, una cifra simile a quella registrata per la fascia di retribuzione annua di 40mila euro lordi (perde 3.331 euro annui) per l'impatto del cuneo fiscale. Questo perché, la Manovra 2021 ha abbassato da mille a 500 lavoratori la soglia minima per utilizzare il contratto d'espansione, lasciando scoperte le piccole e medie imprese a causa della limitatezza dei fondi disponibili (117,2 milioni per il 2021, 132,6 milioni per il 2022, 40,7 milioni per il 2023 e 3,7 milioni per il 2024).
"Il baricentro va spostato sulle politiche attive e la formazione per avere uno strumento per gestire le transizioni occupazionali - sostiene Pierangelo Albini, direttore dell'area Lavoro, Welfare e Capitale umano di Confindustria - Il contratto di espansione deve aiutare le imprese, anche le piccole e medie, ad affrontare le sfide del futuro, a partire dalla digitalizzazione, con processi di formazione e ricollocazione, anche nella logica di scivolo verso la pensione. Serve uno strumento modulare, accessibile per tutte le imprese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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