Superbonus 110%: come fare le foto da esibire in caso di accertamento

Non è una norma introdotta dallo Stato ma dalle banche e da Poste Italiane. Insieme alle fotografie è richiesto anche un rapporto tecnico relativo allo svolgimento dei lavori

Superbonus 110%: come fare le foto da esibire in caso di accertamento

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze e l’Agenzia delle entrate-riscossioni hanno varato il piano delle verifiche in materia di bonus edili per il triennio 2022-2024, una serie di misure pensate per limitare le frodi. Nel corso dei mesi alcuni correttivi alle norme hanno incluso la responsabilità degli istituti di credito che avessero proceduto con la cessione del credito a soggetti che non avevano i numeri per ottenerla, salvo poi ingranare parzialmente la retromarcia, ristabilendo la loro responsabilità soltanto nei casi di malagestione.

Le banche corrono ai ripari

Nel sistema della cessione del credito le banche, Poste Italiane e tutti i soggetti autorizzati hanno un ruolo di alto livello. La circolare 23/E dell’Agenzia delle entrate ha specificato, tra le altre cose, le responsabilità in caso di frodi e abusi. Questo ha indotto chi eroga denaro a prendere contromisure, scegliendo una strategia facilmente applicabile da tutti: le fotografie. Per questo motivo, chi ha ceduto il credito, viene avvertito della necessità di inviare la documentazione fotografica che attesti i lavori edili svolti, sollevando così gli erogatori da responsabilità oggettive.

Una misura di facile applicazione che non lascia spazio a fraintendimenti: il richiedente che inviasse documentazione fotografica artefatta ammetterebbe anche le proprie responsabilità. Assieme alle fotografie è richiesto anche un rapporto tecnico relativo allo svolgimento dei lavori. Entrambi modi per controllare che i lavori siano stati svolti e che sia attinenti alle specifiche che permettono di accedere ai bonus edili.

Cosa fotografare

In principio occorre fotografare la situazione precedente all’inizio dei lavori e, a seguire, un numero di scatti sufficiente a definirne l’avanzamento e, in ultimo, la situazione a lavori conclusi.

La quantità di fotografie da inviare non è specificata, ci sbilanciamo dicendo che può essere buona norma non farne in modo ossessivo ma intelligente: se, per esempio, si sta rifacendo una facciata dell’immobile, vale la pena scattare foto che la includano tutta e corredare il set con delle foto dei dettagli. Mandare una fotografia in cui si vede qualche metro di lana di vetro non aiuta a contestualizzare. Se quel dettaglio è poi riproposto in una fotografia che immortala tutta la facciata, è più facile fare comprendere lo stato di avanzamento dei lavori.

Le fotografie non bastano

Le fotografie sono un’aggiunta alla documentazione e non sostituiscono alcunché. Come da prassi vanno inviati tutti i documenti che dimostrano la regolarità degli interventi: fatture ricevute, bonifico che attesti il pagamento e, nel caso in cui si tratti di lavori condominiali, va inviato anche il verbale dell’assemblea condominiale che attesta il benestare comune.

Le verifiche attuate dalle autorità si concentrano laddove la documentazione è ritenuta insufficiente. Occorre quindi essere generosi nel presentarla e deve essere orientata a giustificare la congruità tra costi sostenuti e lavori effettuati. Più documenti (fotografie incluse) si inviano, minori rischi di approfondimenti da parte delle autorità si corrono.

I controlli

L’Agenzia delle entrate ha tempo fino alla fine del quinto anno successivo a quello in cui è stata richiesta la detrazione.

Nell’iter dei controlli può inserirsi anche l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) che si basa sui rapporti e le relazioni inviate con le quali i tecnici hanno certificato i requisiti e l’esito degli interventi effettuati.

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