Mentre in Italia il governo sembra impantanato sulla decisione se proseguire o meno le grandi opere come l'Alta velocità e la Tap, all'estero i partner internazionali del nostro Paese osservano con attenzione quello che verrà deciso a Roma.
E soprattutto sul gasdotto che dovrebbe renderci indipendenti dalle forniture energetiche russe, gli Stati Uniti in particolare si aspettino che i lavori proseguano come da programmi. La prossima settimana il presidente del Consiglio Giuseppe Conte incontrerà il presidente americano Donald Trump e a Washington si aspettano rassicurazioni in tal senso.
Il premier avrà il non facile compito di tranquillizzare gli statunitensi sulla volontà del governo lega-stellato di andare avanti coi lavori per portare il gas dall'Azerbaigian, attraverso la Grecia e l'Albania, fino in Puglia. Ormai è cosa nota, infatti, che il MoVimento 5 Stelle vorrebbe fermare tutto, sia pure con qualche divergenza al proprio interno. I leghisti, invece, sono molto più freddi.
Se rinunciamo al Tap, penali da capogiro
Nelle cancellerie internazionali questi tentennamenti non piacciono: nei giorni scorsigli azeri hanno toccato il tema durante la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, a Baku. Il presidente del Paese caucasico, Ilham Aliyev ha usato toni da ultimatum: se l'Italia non vuole realizzare la Tap basta che lo dica, ci sono altri Paesi che sarebbero ben felici di ospitare tracciati alternativi.
E a Baku non disdegnano di accennare, sia pure con discrezione, alle onerose penali internazionali che il nostro Paese dovrebbe pagare nel caso stravolgesse i progetti approvati anni fa.Le stime più ottimistiche, quelle del Mise, parlano di 20 miliardi di euro di danni. La società energetica azera che si occupa di monitorare i lavori, la Socar, arriva fino a 70 miliardi. Non proprio uno scherzo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.