Tassi, pronto il primo taglio ma il 2% solo fra due anni

Lane (Bce): «Quadro chiaro, poi cautela». Incognita Fed

Tassi, pronto il primo taglio ma il 2% solo fra due anni
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«A meno di grosse sorprese, in questo momento ci sono dati sufficienti per rimuovere il livello massimo di restrizione». Al netto della premessa che esprime un eccesso di cautela da sminatore fuori tempo massimo, il capoeconomista della Bce Philip Lane conferma che fra dieci giorni i tassi verranno tagliati. Del resto, da settimane, le dichiarazioni dei più alti esponenti dell'Eurotower, a partire dalla presidente Christine Lagarde, indicavano come ormai prossimo l'allentamento monetario.

Ciò che più colpisce nelle parole che Lane affida al Financial Times è perciò il percorso che attende l'istituto di Francoforte dopo il 6 giugno, con la chiara indicazione che il processo di normalizzazione sarà lungo, probabilmente accidentato e contrappuntato da continui stop and go. E che di un altro intervento in luglio, «un'opzione da tenere aperta» secondo il governatore della banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau, non se ne parla proprio.

Il mantra secondo cui Francoforte non ha un piano di volo prestabilito e deciderà in base ai dati, subisce tuttavia un corto circuito logico quando Lane spiega che «dobbiamo ancora essere restrittivi per tutto l'anno» vista la «pressione ancora significativa sui costi» derivante dalla rapida crescita dei salari. Un fenomeno che riguarda più Paesi come la Germania e un po' meno l'Italia dove la compressione salariale negli ultimi decenni ha agito da livella, più del carovita, sul potere d'acquisto.

Da qui a dicembre, sarà dunque minimo il sollievo per le casse dello Stato (oneri per interessi), per le famiglie (mutui) e per le imprese (prestiti) derivante dal paio di sforbiciate da un quarto di punto che la Bce dovrebbe concedere. Prima di poter rivedere i tassi scendere al 2%, avverte Lane, occorrerà pazientare almeno un paio di anni. Un procedere con i piedi di piombo, giustificato con la solita litania sui rischi di «un allentamento troppo rapido», malgrado un'ulteriore disinflazione sia attesa anche nel '25 ; e benché il carovita sia sceso più rapidamente rispetto agli Usa proprio per il motivo che sconsigliava un impiego massiccio della politica monetaria, e cioè il fatto che l'eurozona «è stata colpita più duramente dallo choc energetico innescato dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia». Sullo sfondo, uno scomodo invitato di pietra come la Fed, intenzionata a tener fermi i tassi.

Un apprezzamento del dollaro renderebbe più care le importazioni, innescando nuova inflazione. Lane ha spiegato che l'Eurotower terrà conto di qualsiasi movimento «significativo» del tasso di cambio, ma senza fasciarsi la testa prima del possibile «trauma». Quello già subìto dai cittadini di Eurolandia.

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