Arriverà domani in Consiglio dei ministri ed è atteso come decreto "salva Telecom", ma il dpr sulla golden share porta la data del 25 marzo, ovvero quando era ancora in carica il premier Mario Monti. La bozza del dpr non prevede alcuna eccezione nella applicazione della golden share "in presenza di minaccia di un grave pregiudizio per gli interessi pubblici relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti e alla continuità degli approvvigionamenti". Anche "le reti e gli impianti utilizzati per la fornitura dell’accesso agli utenti finali nei servizi rientranti negli obblighi del servizio universale" delle comunicazioni rientrano tra le attività strategiche.
Il governo cala l'asso della golden share
Dallo stop dell’aumento dell’Iva dal 21 al 22% alle coperture per rientrare dallo sforamento del deficit, dal rifinanziamento delle missioni internazionali fino alle emergenze legate a Telecom e alle aziende Riva. Il consiglio dei ministri di domani dovrebbe risolvere una serie di urgenze. Ogni rinvio per tutti questi provvedimenti potrebbe avere conseguenze pesanti. Ma le fibrillazioni all’interno della maggioranza, dopo l’annuncio del Pdl delle dimissioni di massa, lasciano con il fiato sospeso su una serie di norme attese. Annunciato a marzo e atteso in Consiglio dei ministri, il dpr sulla golden share è rimasto per tutti questi mesi nei cassetti del ministero dello Sviluppo economico, allora guidato da Corrado Passera, oggi preso in mano da Flavio Zanonato. E rimanendo lì ha di fatto impedito l’attuazione di una legge-quadro, emanata il 15 marzo del 2012, che riformava la golden share e rimandava a successivi regolamenti la salvaguardia degli interessi strategici in aziende non statali "nei settori della difesa, dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni". La legge-quadro di Monti era stata approvata per superare la procedura d’infrazione aperta da Bruxelles nei confronti dell’Italia riguardo al potere di veto degli Stati sulla acquisizione di quote rilevanti di società partecipate. E stabilisce che tra le reti strategiche a cui si applica il regime di golden share ci siano anche quelle Telecom. Ma finora non è mai stata attuata proprio perché mancava questo Dpr che, presumibilmente, verrà varato domani da Palazzo Chigi. Come si legge nella bozza del decreto che inserisce anche nella lista anche porti, aeroporti e rete ferroviaria, le reti di trasporto del gas e dell’energia elettrica, oltre alle "infrastrutture di approvvigionamento di gas da Stati non appartenenti all’Ue" sono tra gli "attivi di rilevanza strategica" a cui si applica la golden share.
Nessun obbligo di opa su Telecom
"Con le regole attuali, Telefonica non è obbligata a lanciare un’opa su Telecom", ha chiarito nel corso di un’audizione al Senato,il presidente della Consob Giuseppe Vegas. Ad oggi mancano, infatti, due condizioni, e cioè che l’operazione comporti l’acquisizione del controllo di Telco da parte di Telefonica e che Telco detenga più del 30% di Telecom. "La prima - ha affermato Vegas - non sembra al momento soddisfatta perchè gli accordi tra gli azionisti Telco limitano il potere di Telefonica in quanto le azioni che Telefonica ha acquisito a seguito dell’aumento di capitale riservato". Anche la seconda condizione non viene soddisfatta dal momento che Telco detiene solo il 22,477% di Telecom e Telefonica non detiene direttamente azioni Telecom. Quindi, è il ragionamento di Vegas, la "partecipazione complessiva in Telecom, anche al momento in cui dovesse acquisire il controllo di Telco, sarebbe inferiore al 30%, a meno che non vengano effettuati ulteriori acquisti". Il numero uno dell’autorità che controlla i mercati finanziari e le società quotate ha fatto notare che la normativa attuale lega l’obbligo di opa al superamento del 30% del capitale con diritto di voto, "indipendentemente dal fatto che alla partecipazione acquisita corrisponda una situazione di controllo della società quotata". "Sempre secondo l’attuale normativa, l’obbligo di opa scatta anche nel caso in cui si acquisisca il controllo di una società non quotata che a sua volta detenga una partecipazione superiore al 30% in una società quotata e questa costituisca la parte prevalente del patrimonio della società non quotata acquisita", ha aggiunto. La Consob sta, tuttavia, verificando il prezzo pagato dagli spagnoli di Telefonica ai soci italiani di Telco. "Il prezzo - ha spiegato Vegas - è doppio rispetto alla quotazione attuale a quasi 1,1 euro. Ognuno è libero di pagare il prezzo che vuole, qui si incorpora un sovrapprezzo ed è razionale pensare che dietro ci potrebbe essere una acquisizione del controllo". La Consob ha già incontrato rappresentanti di Telco e la prossima settimana vedrà gli spagnoli di Telefonica. Vegas ha anche fatto sapere che c’è tempo fino a dicembre per un eventuale cambio della normativa opa tale da farla valere sull’operazione Telecom.
Ma, ha osservato, "cambiare le regole in corsa comporterebbe un rischio reputazionale per il Paese". Intanto, ha annunciato il sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti, il governo sta studiando possibili modifiche alla legge sull’Opa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.