Il Tesoro vende il 5,7% dell'Enel

Il ministero dell'Economia scende così al 25,5% del capitale. L'incasso atteso è di 2,2 miliardi

Il Tesoro vende il 5,7% dell'Enel

Il governo cede un altro gioiello di famiglia: parte la privatizzazione di Enel. Il ministero dell'Economia ha avviato la cessione di circa il 5,74% del colosso elettrico attraverso una procedura accelerata di raccolta ordini: il cosiddetto «accelerated book building», ovvero la selezione di una rosa di compratori qualificati disponibili a comprare i titoli in tempi brevi e a un prezzo determinato. Dalla cessione il Tesoro, che è alla ricerca di mezzi freschi ed è impegnato a ridurre l'enorme debito pubblico italiano, potrebbe rastrellare circa due miliardi. La quota del ministero dell'Economia nel gruppo guidato dall'ad Francesco Starace scenderà così dal 31,24 al 25,5%.

I titoli oggetto dell'operazione sono 540.116.400 azioni ordinarie. La cessione è curata da un consorzio di banche costituito da Bofa Merrill Lynch, Goldman Sachs International, Mediobanca e Unicredit Corporate & Investment Banking in qualità di Joint Bookrunners. Equita Sim e Clifford Chance hanno assistito Via XX Settembre, rispettivamente in qualità di advisor finanziario e valutatore e di advisor legale.

L'obiettivo, spiega il ministero dell'Economia in una nota, è di «promuovere il collocamento delle suddette azioni presso investitori qualificati in Italia e investitori istituzionali esteri».

I termini finali dell'operazione saranno comunicati dal ministero al termine del collocamento. Comunque, considerate le quotazioni Enel, ieri attorno a 4,1 euro, e ipotizzando lo sconto praticato normalmente agli acquirenti in questo tipo di operazioni, il pacchetto di 540 milioni di azioni potrebbe essere piazzato a circa 4 euro, che è la soglia minima fissata dal ministero dell'Economia: nelle casse del Tesoro, che da tempo monitorava il mercato, entrerebbero così circa 2,2 miliardi. Una cifra confermata da fonti di mercato, rilevando inoltre che per il venditore c'è un lock-up di 6 mesi.

Il Tesoro spunta così un'altra voce nella lista delle società, direttamente o indirettamente controllate, oggetto del processo di privatizzazioni: dalla quotazione di Fincantieri alla la vendita del 35% di Cdp Reti (la scatola che contiene le partecipazioni di Terna e Snam) a State Grid of China e quella del 40% di Ansaldo Energia a Shanghai Electric, senza contare il recentissimo passaggio di Ansaldo Breda e Ansaldo Sts ai giapponesi di Hitachi, ancora da concludere formalmente. E può ora concentrarsi su altre operazioni importanti, a partire dalla quotazione di Poste e Ferrovie. L'intenzione è di aprire il capitale di queste due società entro il 2015, «purchè le condizioni dei mercati - ha precisato pochi giorni fa il ministro Pier Carlo Padoan - ci consentano di realizzare valore adeguati».

L'iter, quindi, procede a tappe forzate e proprio questa settimana è prevista una riunione al Mef, in particolare sul dossier Poste. Su Ferrovie sta invece lavorando la task force formata dai ministeri dell'Economia e delle Infrastrutture.

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