Sul tetto al contante la Lega ha, per mezzo dell'onorevole Alberto Bagnai, depositato una proposta di legge che alza il tetto da 2mila a 10mila euro per i pagamenti. E Matteo Salvini è tornato alla carica confermando quanto dichiarato da Bagnai e dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Senato sull'inesistenza di un nesso diretto tra tetto al contante ed evasione.
Salvini: "Contante e riciclaggio, nessuna correlazione"
"L'evasione fiscale va perseguita, soprattutto la grande evasione fiscale miliardaria, ma non si abbassa perseguendo e perseguitando i piccoli risparmiatori e gli acquirenti che vogliono e possono far la spesa pagando in denaro contante", ha detto il Ministro delle Infrastrutture e segretario leghista in un video di Twitter.
"Non c'entra nulla il pagamento in contanti con l'evasione fiscale o il riciclaggio tanto che", ha aggiunto Salvini, "ci sono nell'attuale Unione Europea Austria, Cipro Estonia, Finlandia, Germania, la virtuosa Germania, l'Ungheria, la pericolosa Ungheria, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Polonia" e "il Regno Unito da fuori, che non hanno nessun limite di spesa in denaro contante".
Il contante in Europa
Salvini elenca un ampio numero di Paesi con fattispecie assai diverse. In Germania ad esempio un limite tecnicamente c'è ma più operativo che concreto: chi vuole spendere in contanti più di 10mila euro tutti assieme deve dichiarare le motivazioni dell'acquisto. In Regno Unito invece è obbligo per chi compie pagamenti superiori alle 10mila sterline di registrarsi come "High Value Dealers". Ma in generale quanto detto dal segretario del Carroccio è corretto: tutti i Paesi in questione non hanno limiti di fatto alla spesa in contanti.
E anche Malta, che ha recentemente introdotto un limite di 10.000 euro sulle transazioni in contanti , lo ha limitato a transazioni sensibili per la vendita di immobili e oggetti di valore. Introdotto nella legge lo scorso marzo, questo limite è nuovo per Malta – poiché in precedenza, qualsiasi somma di denaro poteva passare di mano.
"Anzi", nota Salvini, "il Paese europeo che ha un tasso di evasione superiore a tutti gli altri è la Grecia, che ha la spesa in contanti più bassa di tutto il continente", sottolinea. E "quindi in un momento di difficoltà economica per cittadini, imprenditori, artigiani e commercianti, obbligare all'utilizzo della carta di credito tutti quanti significa arricchire le banche, perdere clienti e perdere business", afferma il vicepremier. Il pagamento massimo consentito in contante in Grecia è di 500 euro. E purtroppo per Atene il Paese resta ancora quello maggiormente soggetto alla piaga dell'evasione. Stimare il peso dell'evasione fiscale sul Pil di ogni Paese è complesso: ma tra le economie europee Atene si posiziona indubbiamente ai primi posti, con un sommerso paragonabile al 30% del Pil. La Germania, con un sommerso al 13,3% del Pil, è meglio piazzata di Spagna e Portogallo, sopra il 18%, che un tetto al contante lo hanno.
E del tema se ne è occupata anche la Bce. Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Banca centrale, in un intervento ufficiale ha ricordato per esempio che "le banconote rappresentano l'unico modo per garantire l'inclusione finanziaria di ampi strati della popolazione". "Il ruolo del contante sia come mezzo di pagamento che come riserva di valore, va salvaguardato con politiche attive», ha spiegato ancora Panetta. Uno dei timori è che tetti troppo bassi all'uso del contante, ne riducano troppo la circolazione rendendone quindi l'uso più difficile penalizzando proprio la parte più fragile dei cittadini. In momenti di crisi, come durante la pandemia, ha ricordato sempre Francoforte, l'uso del contante è paradossalmente aumentato.
Il top manager dell'Eurotower ha ricordato che "nell'area dell'euro ci sono 13,5 milioni di adulti privi di un conto bancario che effettuano quasi esclusivamente pagamenti in contante". Il contante, insomma, non è il diavolo "e per gli strati più poveri della popolazione resta l'unico strumento gratuito a disposizione". Panetta è peraltro il massimo sostenitore dell'euro digitale nei vertici Bce, dunque la sua opinione è decisamente pesante.
Una questione di libertà
In generale, il tetto al contante non sembra statisticamente significativo come strumento con una correlazione diretta col contrasto all'evasione. Questo perché non ha inciso minimamente sulla questione di cui l'evasione è la derivata prima: il sommerso. Meloni ha citato al Senato l'ex Ministro dell'Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, che nel 2015 rubricò il dibattito sul tetto al contante, alzato allora dal governo Renzi da mille a 3mila euro, come una "questione ideologica". Padoan nel 2019 ha poi dichiarato di essere contrario alla misura che si trovò a dover varare. E certamente l'ideologia in economia vuole la sua parte laddove una componente politica vuole promuovere una visione del sistema più consona alla sua visione. Ma interpretare il "dibattito sul contante" come ideologico non ha solo significato critico.
"Il contante è uno strumento di civiltà e inclusione finanziaria, soprattutto delle fasce più deboli della popolazione", un simbolo di libertà secondo Ranieri Razzante, docente di legislazione antiriciclaggio nell'università di Bologna e tra gli autori delle norme antiriciclaggio oggi vigente. Razzante all'AdnKronos ha detto che "essere contro l'innalzamento della soglia per la sua circolazione va spiegato ai milioni di italiani che lo utilizzano e soprattutto a quelli che non hanno associato al conto corrente bancario una carta di credito, circa 15 milioni per essere attendibili". Per quale motivo un cittadino che lavora, guadagna onestamente, paga le tasse, non deve poter decidere liberamente e con quali modalità utilizzare e spendere i suoi soldi? Perché lo Stato deve imporre ai cittadini come devono disporre dei propri soldi, anche a coloro che non possono ancora seguire le linee guida delle regole nazionali fino in fondo?
Il sommerso certificato dall'Istat, del resto, non risulta diminuito per effetto del tetto al contante, e questo purtroppo non è mai avvenuto quantomeno dal 2000 in poi, nonostante le variazioni al limite di circolazione, mentre per Razzante "sull'abitudine a richiedere scontrini e fatture a fronte dei pagamenti effettuati si dovrebbe aprire un capitolo a parte, che impatta poco sulla tipologia di mezzo di pagamento utilizzato". E del resto anche in letteratura economica c'è consenso sul fatto che la correlazione tra pagamenti in contante e evasione può essere colta solo a livelli altissimi e non riguardanti le spese ordinarie dei cittadini. La soglia di 10mila euro di Malta, "Tortuga" dell'elusione e in cui in passato nei settori ove ha stretto vigeva la più totale anarchia. Non per ogni bene: anche perché, e questo vale per l'Italia, sono ben pochi i cittadini chiamati a avere effettive opportunità di spesa in più a prescindere che la soglia sia di 2mila o di 10mila euro. Il vero portato della legge proposta dalla Lega avrà infatti, qualora la proposta divenisse realtà, più impatti ideologici e di metodo che risvolti concreti.
Il vero problema: l'elusione dei giganti senza tasse
La questione che si può porre, e che è sempre evitata nei dibattiti sull'evasione fiscale, è il fatto che penalizzare i contanti in nome di una crociata fine a sé stessa non aiuta a cogliere il vero punto del problema. E cioè che non è l'economia sommersa, in Italia quantificabile tra il 10 e il 15% del Pil, la massima fonte di evasione fiscale, quanto le pratiche di elusione praticate soprattutto dai grandi gruppi multinazionali.
Tutto ruota intorno ai diversi trattati stipulati dall’Italia in passato al fine di evitare a un’azienda di dover pagare le tasse in due Paesi differenti ma che hanno stipulato l’accordo. Su cui si può giocare con la strategia di trasferire la sede fiscale, che è solo uno degli artifici a disposizione. Come ha spiegato Milena Gabanelli su Dataroom del Corriere della Sera, infatti, la seconda manovra possibile è quella del cosiddetto transfer pricing: ” transazioni economiche (spesso fittizie) all’interno di un gruppo multinazionale (come prestiti, cessione di marchi o brevetti, servizi assicurativi), il tutto gestito da una controllata che ha sede in un paradiso fiscale”.
Infine, terza e ultima strategia è quella estremamente aggressiva sfruttata dai giganti del web in Europa: fatturare nel Paese “di comodo” tutti i ricavi di un’area geografica e contribuire così a creare quella posizione dominante contro cui più volte le autorità europee si sono lanciate senza cambiare le carte in tavola. Prima del Covid la concorrenza fiscale sleale genervaa evidenti vantaggi per taluni Paesi: il Lussemburgo, paese di circa 600 mila abitanti, è in grado di raccogliere imposte sulle società pari al 4,5% del PIL, a fronte del 2% dell’Italia; e in virtù del sistema fiscale penalizzante l’Italia attira investimenti esteri diretti pari al 19% del PIL; il Lussemburgo pari a oltre il 5.760%, l’Olanda al 535% e l’Irlanda al 311%.
Tutte queste problematiche sono ben più complesse e difficili da risolvere di quanto si vorrebbe fare colpendo unicamente il tetto al contante.
Battaglia che, aveva ragione Padoan, è ideologica, ma non da sottovalutare, in quanto capace di affermare una linea di controllo delle risorse da parte della cittadinanza che lavora e produce, sottraendola ai circuiti immateriali che proprio del rapporto di dipendenza degli utenti si nutrono per conquistare posizioni dominanti. Ma che al contempo, ovviamente, non c'entra con le strategie di primo piano per combattere elusione e sommerso, che passano per partite ben più grandi.
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