Tfr in busta paga, due aziende su tre non lo vogliono. E ai lavoratori piace poco

Due sondaggi sulla proposta del governo di anticipare il Trattamento di fine rapporto ai lavoratori: Ipr Marketing e Ipsos

Tfr in busta paga, due aziende su tre non lo vogliono. E ai lavoratori piace poco

Tfr in busta paga sì o no? Il dibattito è aperto. Ma gli italiani come la pensano? Secondo un sondaggio dell’Istituto IPR Marketing, il tema spacca a metà il Paese. E ci sono sostanziali differenza a seconda se a rispondere sono dipendenti o imprenditori: tra i dipendenti i favorevoli sono al 55%, tra le imprese invece i contrari salgono fino a due su tre (66%). Per quanto riguarda la riforma del lavoro, il 48% è favorevole ad una approvazione senza ulteriori ricerche di accordi con i sindacati, mentre poco più di un terzo degli italiani, 36%, preferisce ipotizzare un possibile compromesso.

L'Huffington Post invece cita un sondaggio condotto dall'Ispo, in base al quale la maggior parte dei lavoratori – quasi due su tre – mostra di preferire l’accantonamento del Tfr, per ritrovarsi un gruzzoletto una volta arrivati in pensione. Solo poco più del 30% vuole riscuotere subito la quota di Tfr (soprattutto tra gli impiegati). Tra gli operai, invece, è più alta la quota di chi preferisce l’accantonamento del Tfr e si dice contrario alla riscossione mensile in busta paga.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi ha assicurato alle imprese che l’operazione anticipo del Tfr in busta paga si farà solo se si individua un meccanismo che rende neutro, in particolare per le piccole e medie imprese, l’erogazione della liquidazione maturanda per i lavoratori che ne facciano richiesta. Lo ha riferito Rete imprese parlando dell’incontro avuto questa mattina con il Governo. "Tutto si può fare - ha detto il presidente di Rete imprese Giorgio Merletti - tranne interventi che tolgano liquidità alle piccole imprese".

Bisogna smetterla di dire che l’anticipo del Tfr in busta paga è un bonus, tuona Susanna Camusso. "È salario, sono soldi dei lavoratori", ha ribadito il segretario generale della Cgil al termine dell’incontro con il Governo. Camusso ha affermato che ci deve essere comunque la salvaguardia della previdenza complementare (alimentata in gran parte dal Tfr, ndr) e nessun aumento dell’imposizione fiscale rispetto agli altri usi della liquidazione.

"Oggi il Tfr per molti lavoratori è l'unica chance per avere una previdenza complementare", puntualizza il segretario generale aggiunto della Cisl, Annamaria Furlan. "Siccome noi tutti nel Paese ci riferiamo al fatto che soprattutto i giovani avranno pensioni sicuramente più basse - spiega - la previdenza complementare è la salvaguardia che i giovani lavoratori non siano futuri pensionati poveri".

"Il presidente del Consiglio ha fatto una scelta simbolicamente diversa, in discontinuità con i mesi precedenti", ha riconosciuto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. "Siamo di fronte a un cambiamento dell’atteggiamento del Governo rispetto alle parti sociali.

L’unica novità di "merito" emersa invece è quella del Tfr in busta paga per la quale la Uil avverte che i lavoratori devono scegliere liberamente sull’anticipo della liquidazione in busta paga".

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