Settimana cruciale per Tim. Oggi ci sarà un cda informale in cui il direttore generale Pietro Labriola presenterà ai consiglieri, in via ufficiosa, il nuovo piano industriale, redatto dallo stesso Labriola e dai suoi advisor, sulla falsariga di quello di Kkr prevedendo cioè scorporo e la valorizzazione dei principali brand aziendali tra cui Sparkle, Telsy, il cloud di Noovle e, naturalmente, il boccone più ghiotto ossia la rete primaria in fibra mentre quella secondaria è già in Fibercop società che fa capo a Tim, Kkr e Fastweb. Insomma due società una per i servizi e l'altra per la rete. In quest'ultimo potrebbero passare anche 30mila dipendenti, l'80% di quelli presenti in Italia. Mentre venerdi prossimo, lo stesso Labriola dovrebbe essere nominato ad di Tim.
Sullo sfondo resta l'offerta del fondo Usa Kkr che è pronto a pagare 0,505 euro per azione ma che vede l'ostilità del principale azionista di Tim, Vivendi che ha il 23,8%. Ed è proprio per questo che Labriola ha elaborato un piano strategico che porta anch'esso alla valorizzazione della società e allo scorporo della rete. Ma mentre Kkr è pronta a delistare il titolo e farsi carico, insieme a banche partner, del debito della società telefonica, 22 miliardi, elaborando un'offerta complessiva da oltre 30 miliardi, nell'ottica di Vivendi Tim resterebbe quotata, anche se magari divisa in due. Con l'obiettivo comunque di realizzare l'infrastruttura unica con Open Fiber. Per verificare la fattibilità di questo piano, secondo indiscrezioni sarebbe stata rimandata la decisione sulla richiesta di due diligence, prima dell'Opa, da parte di Kkr. Per qualcuno la decisione sarebbe posposta di oltre un mese al 2 marzo quando saranno presentati i conti del 2021. Ovviamente Kkr potrebbe passare all'Opa anche in assenza di due diligence. E, secondo fonti vicine all'operazione, il delisting semplificherebbe lo scorporo delle diverse società e potrebbe accelerare anche la creazione della rete unica. Le incertezze pesano comunque sul titolo che ieri ha registrato una giornata particolarmente negativa chiudendo in calo del 3,1% a 0,43 euro. A pesare anche un report negativo di Exane Bnp Paribas sulle società Tlc in Europa che ha abbassato il target price del gruppo italiano a 0,31 euro con giudizio «underperform». Ossia lo stesso livello di prezzo che aveva prima che Kkr avanzasse la sua proposta.
Dalla ridda di voci si sfila Cdp (azionista di maggioranza, al 60%, di Open Fiber e presente quasi al 10% in Tim) che tiene a ribadire il suo ruolo di investitore istituzionale che non si muove di concerto con Vivendi ma nell'interesse della società e del Paese. Intanto Tim sui tempi dell' Opa Kkr non commenta sostenendo che gli «advisor sono al lavoro» e niente è deciso.
Certo importante sarà anche il cda del 26 gennaio che avrà, tra l'altro, all'ordine del giorno l'aggiornamento sul dossier Kkr in vista della riunione del cda del 2 marzo per il via libera al piano industriale e ai conti. Inoltre si dovrebbe tenere il 25 gennaio una riunione con i sindacati tra il neo ad Labriola, che è stata spostata proprio per attendere la sua nomina.
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