Un diluvio di vendite si è abbattuto su Tim, dopo l'arrivo dell'offerta per la rete dal fondo Kkr che, novità, ha ridimensionato le mire sulla società dei cavi Sparkle. Ieri, nonostante le prime valutazioni positive, il titolo della tlc è finito a -6,2%, effetto di una reazione a sorpresa del mercato dove ha prevalso la speculazione più aggressiva, probabilmente guidata da chi non accetta l'idea dello scorporo con successiva vendita. C'è chi ha dato la colpa al ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha parlato di «operazione complicata» e che la decisione spetta al «cda, all'assemblea, io non entro in questi aspetti, vediamo l'esito finale e soprattutto se la proposta sarà accettata, sennò si pensa a qualcosa di diverso». Un'affermazione certamente non rasserenante, ma che ha solo reso più veloce la slavina in Borsa, scatenata da una voce - che non ha poi trovato conferme - di una presunta valutazione indipendente di Goldman Sachs che prezzerebbe la rete fino a 26 miliardi, quindi significativamente superiore all'offerta di 23 miliardi messa sul piatto da Kkr. Chi è dunque il regista di questa ennesima manovra contro?
È noto che Vivendi, primo socio di Tim con il 23,7%, è nettamente contraria allo scorporo-vendita. I suoi esponenti non si sono ancora espressi sulla nuova proposta, ma l'offerta di Kkr è ancora lontana dalle pretese dei francesi (31 miliardi). Ma può bastare questo indizio per indicare il gruppo francese quale responsabile indiretto degli attacchi al ribasso sul titolo? Certamente no, e tuttavia il sospetto è forte. Soprattutto quando si sta assottigliando la schiera degli scettici, che da ieri è priva anche di Moody's. Mai tenera con Tim, ieri l'agenzia di rating ha definito la proposta vincolante di Kkr «un passo significativo verso il completamento della separazione della rete che potrebbe portare a una significativa riduzione del debito». Firmato Ernesto Bisagno, senior credit officer dell'agenzia americana.
Ma in cosa consiste esattamente l'offerta firmata Kkr? Come spiega Tim nel comunicato ufficiale, il fondo ha presentato la sua offerta vincolante per NetCo (la società della rete insieme a FiberCop) con scadenza l'8 novembre, data in cui è previsto in calendario un cda di Tim. Nel ponderoso documento (500 pagine) si precisa che a breve arriverà un'offerta non vincolante per Sparkle, con la richiesta di un periodo in esclusiva fino al 20 dicembre in attesa di procedere alla formulazione di una proposta vincolante. In altre parole, la società dei cavi viene considerata come un asset separato da NetCo: questo perchè il Tesoro vorrebbe rilevarla al 100% dopo aver attuato una due diligence per capire a fondo il valore della società. Va però segnalato che nel board di Tim sta crescendo il partito di chi non ritiene necessaria una vendita, qualora il miglioramento dell'offerta di Kkr consentisse alla società dei servizi che resta (ServCo) di avere un futuro sostenibile. Da quanto raccolto, la proposta è effettivamente migliorata sul piano del valore (NetCo è stata valutata 23 miliardi anche senza Sparkle), a livello di contratto di servizio e anche occupazionale, con una fetta più grande di dipendenti che rimarrebbero in capo alla società della rete.
Va segnalato che qualora Tim decidesse di mantenere il controllo di Sparkle, il Mef - che per l'acquisto è pronto a sborsare 500 milioni dei 2.500 milioni messi sultavolo per l'operazione - potrebbe rinunciare alla sua ambizione visto che l'obiettivo primo per il ministero è proteggere la società da mani straniere.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.