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Truffe, furti d'identità, cyberbullismo: i carabinieri in campo nella "Stazione del Cyberspazio"

Una nuova rubrica dell'Arma per combattere i reati digitali

Truffe, furti d'identità, cyberbullismo: i carabinieri in campo nella "Stazione del Cyberspazio"

L'Arma dei Carabinieri scende in campo per combattere il cybercrimine e i reati digtitali. E lo fa dalla "Stazione del Cyberspazio", un nuovo spazio virtuale in cui - con l'aiuto dell'esperto Marco Camisani Calzolari - ogni martedì spiega e mette in guardia i cittadini dai pericoli della rete: dal cyberbullismo ai furti di identità passando per le truffe online. I carabinieri, si legge sulla loro pagina facebook, "mettono in campo risorse specializzate per contrastare la criminalità informatica". Sottolineano poi che oltre alle indagini, in questo campo è molto importante la prevenzione. Non a caso, all'inizio di questo mese, precisamente il 4 ottobre 2021, l'Arma dei Carabinieri ha dato vita alla sezione criptovalute. Inserita all'interno del Comando Antifalsificazione Monetaria, si pone l'obiettivo di contrastare le dinamiche criminali legate all'utilizzo illecito di quest'ultime. Non solo, però. Più in generale delle piattaforme informatiche come i social network e il dark web. Uno strumento di supporto a chi ogni giorno è in strada e che tante cose non riesce a vederle.

Attraverso l'analisi dei flussi di criptovalute cercheranno di identificare i gruppi criminali (o i singoli criminali) che operano dietro una falsa, o anonima, identità.

La prima puntata andata in onda ha trattato lo spinoso tema delle criptovalute.

Cosa sono le criptovalute?

Di certo non sono una novità le criptovalute nello scenario economico nazionale e internazionale. Nascono nel 2009 con Bitcoin e da quel momento la loro diffusione non si è più arrestata. Basti pensare al fatto che 13 anni dopo, nel 2022, le criptovalute esistenti solamente sulla piattaforma Coinmarketcap sono ben 19.600. Nella stragrande maggioranza dei casi, però, l'uso che ne viene fatto è quantomeno rivedibile. Se, infatti, nascono per introdurre dei sistemi di pagamento svincolati dai sistemi bancari tradizionali attraverso la Blockchain, nel mondo reale sono spesso oggetto di truffe, evasione fiscale e riciclaggio. La Blockchain, brevemente, è un sistema basato sulla crittografia. Dai guru marketing e gli influencer che sponsorizzano, in cambio di denaro (reale e non virtuale), l'ultima miracolosa moneta che invece dell'uomo vitruviano ha l'emoji di cane agli economisti dell'ultima ora che su Tik Tok mostra "in live" i loro guadagni. Tutti sembrano innamorati delle criptovalute.

Insomma, facendosi un giro sul web, altro che Movimento 5 Stelle e reddito di cittadinanza, chi ha abolito davvero la povertà sembra siano state le cryptovalute. D'altronde, però, se a cascare in questo circolo vizioso sono anche società sportive importanti come, ultima cronologicamente, l'Inter che di certo non ha il sedicenne di turno a valutare gli investimenti, perché dovremmo sorprenderci se sempre più persone investono (e perdono) in questo mondo? Digitalbits, infatti, la società che sponsorizza la squadra milanese, avrebbe dovuto versare nelle casse nerazzurre ben 85 milioni in 4 anni. Peccato, però, che i soldi non siano mai arrivati e l'Inter abbia già rimosso il loro logo dal sito, dai tabelloni pubblicitari e dalle maglie della primavera e della squadra femminile.

Oltre che le perdite di denaro dovute spesso alla poca accortezza nell'investire, un'altra grande questione attorno al mondo delle valute virtuali è la possibilità che queste siano mezzo per riciclare denaro. Incentivando di fatto la criminalità organizzata.

Non a caso il Parlamento europeo sta cercando di legiferare sul fenomeno criptovalute.

Vista la natura transfrontaliera del fenomeno, il loro essere svincolate da qualsiasi Autorità monetaria, ad esempio la Banca Centrale Europea, il loro basarsi su reti peer-to-peer e soprattutto basarsi sull'anonimato, l'obiettivo non è dei più semplici.

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