La prossima tappa del risiko bancario passerà da Milano, ma nessuna soluzione è scontata. Osservata speciale è Banco Bpm dove l'azionariato è diffuso e le dimensioni e la redditività sono decisamente allettanti per i possibili partner.
Da anni i nomi sono sempre quelli: Unicredit, Bper e Crédit Agricole, di nuovo in pole position, dopo le indiscrezioni di una settimana fa e le ipotesi di un possibile deal pubblicate ieri da Repubblica. Ma per gli aspiranti fidanzati la trattativa è tutt'altro che è in discesa. Lo ha dimostrato, in questi anni, Giuseppe Castagna, ad del gruppo passato indenne da fusioni (quella di Bpm, di cui il banchiere era ad e direttore generale, con il Banco Popolare), metamorfosi e crisi mondiali.
Il manager ha sempre avuto le idee ben chiare nel ribadire che chiunque voglia la mano di Piazza Meda deve essere disposto a spendere. E possibilmente, almeno secondo i sussurri di mercato, a prevedere la continuità al vertice. Non faremo barricate, ma se qualcuno ci vuole comprare dovrà pagarci il prezzo giusto aveva dichiarato il banchiere a novembre in occasione della presentazione del piano industriale. Ancora due settimane fa, quando era data per imminente un'Opa da parte di Unicredit, il banchiere aveva mandato un messaggio ben chiaro a Piazza Gae Aulenti: occorreva alzare l'asticella (da allora il titolo ha perso all'indica il 15%). Non si era ancora spento l'eco delle avances di Piazza Gae Aulenti, che hanno iniziato a diffondersi indiscrezioni di un interesse da parte di Crédit Agricole, mantenendo elevato l'appeal speculativo sul titolo.
La guerra in Ucraina scompiglia le carte. Da un lato Unicredit potrebbe ritardare lo shopping a tempi migliori per concentrarsi sulla propria esposizione a Est. Allo stesso tempo, il nuovo contesto economico e politico, potrebbe rendere possibili operazioni ritenute, fino a poco tempo fa, improbabili a stretto giro. E l'Agricole, che solo un anno fa ha acquisito il Creval, potrebbe ritagliarsi un ruolo nel futuro del Banco. Magari, come ipotizzato, con una operazione a tappe che passi dal conferimento delle attività italiane della banque verte al Banco Bpm per una quota di Piazza Meda al di sotto della soglia di Opa. Le due banche, contattate, non commentano le indiscrezioni di stampa. Fonti vicine ai francesi sottolineano poi che non ci sono dossier M&A aperti.
Gli analisti intanto tifano per un'unione tra il Banco e Unicredit.
Compresi quelli di Intesa Sanpaolo secondo cui la migliore soluzione per gli azionisti del Banco sarebbe una integrazione con Unicredit perché permetterebbe il pagamento di un premio e sprigionerebbe sinergie di costo più elevate. Ciononostante, anche l'unione con Crédit Agricole Italia avrebbe un senso industriale. Con il Banco, peraltro, Unicredit accorcerebbe le distanze sul territorio italiano proprio dalla sua principale rivale Intesa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.