UniSai, parte la fusione Niente soldi in Alitalia

UniSai, parte la fusione Niente soldi in Alitalia

Dopo il «sì bulgaro» alle nozze posto ieri dalle assemblee dei soci, Unipolsai è (quasi) cosa fatta. Carlo Cimbri ha però davanti a sè almeno due priorità industriali: completare entro fine anno la cura dimagrante imposta dall'Antitrust e unificare le reti di vendita per arrivare, entro il 2015, a un nuovo modello di agenzia «leggera» sul modello CheBanca!, da abbinare a un unico contratto agenti.
In pole per aggiudicarsi gli 1,6 miliardi di premi Danni che UnipolSai deve cedere, sono i belgi di Ageas, nelle cui casse ci sono 2 miliardi da spendere per lo shopping. Uno studio di Mediobanca Securities stima che la vendita del pacchetto, di cui fa parte il marchio Milano, possa fruttare al gruppo 600-800 milioni.
Dopo le assemblee di Unipol, Fonsai e Premafin di ieri, questa mattina è la volta della stessa Milano, ma il passaggio delicato è quello di lunedì, quando prenderanno la parola gli azionisti di rispamio. Nel tentativo di porre al sicuro il risultato, in agosto Cimbri si era portato con un blitz al 27% del capitale di categoria, ma in caso di insuccesso il destino della Milano appare ineludibile. Così come, dopo lo scontro di ieri, proseguirà il braccio di ferro con gli azionisti di risparmio «classe A» di Fonsai che pretendono una diversa valorizzazione dei titoli in loro possesso.
In ogni caso tutto lascia pensare che ci sarà un'accelerazione sulle cessioni dopo l'assise della Milano. È nato comunque il secondo gruppo assicurativo italiano alle spalle delle Generali, con 15,5 miliardi di premi e 468 milioni di utili pro-forma a fine 2012, destinati a diventare 814 milioni nel 2015 dopo 350 milioni di sinergie.L'altro punto saliente di ieri è che UnipolSai non sottoscriverà l'aumento-salvataggio lanciato da Alitalia, di cui controlla il 4,4%: «No, ho già detto che la partecipazione non è strategica», ha precisato Cimbri. Unipol si diluirà quindi allo 0,3%, mentre l'onere finirà nel calderone dell'inoptato che Intesa Sanpaolo e Unicredit si sono impegnati a coprire fino a 100 milioni accanto alle Poste. Per Bologna il legame con l'ex compagnia di bandiera è un lascito della Fonsai dell'era Ligresti.

Tanto che UnipolSai non ha alcuna voce nel cda di Alitalia, dove lo scranno è virtualmente occupato dal figlio dell'Ingegnere di Paternò, Paolo, che ha trovato riparo in Svizzera dalle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto la sua famiglia.
L'incognita di Alitalia resta comunque la scelta di Air France, «compratori naturali» della società italiana di cui posseggono il 25% e con cui convidono molte procedure industriali.

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