Tim, guidata da Luigi Gubitosi, ha chiuso i primi 9 mesi dell'anno con un utile netto pari a 1,178 miliardi, in crescita del 38% dagli 852 milioni di settembre 2019. Il risultato, spiega una nota, beneficia anche del positivo effetto fiscale per le minori imposte su esercizi precedenti. Non si ferma invece l'emorragia dei ricavi anche a causa della pandemia in quanto il lockdown, oltre ad aver rallentato l'attività delle imprese, ha praticamente azzerato dallo scorso marzo una importante entrata per la telefonia mobile rappresentata dal roaming, ossia il traffico generato dagli stranieri in Italia. Il risultato è una discesa del fatturato del 13,2% a 11,65 miliardi. Ma se i primi due trimestri sono stati pesantemente colpiti dal covid nel terzo si è vista una ripresa con ricavi pari a 3,9 miliardi e una variazione rispetto al terzo trimestre 2019 di -207 milioni di euro ( ossia -5,0%). . In calo del 21,1% anche il margine operativo lordo, pari a 5.118 milioni. Inoltre ci sono stati oneri non ricorrenti per 181 milioni, di cui 89 milioni per l'emergenza Covid. In netto calo il debito che si è ridotto di 2,199 miliardi e ora è pari a 25 miliardi. Crescono invece i ricavi per la controllata Tim Brasil +1,3% nel trimestre con un rapporto ebitda-capex in crescita dell'8,5% su base annua. Tim Brasil partecipa come «stalking horse», insieme a Vivo e Claro, all'asta prevista entro metà dicembre per l'acquisizione delle attività mobili di Oi.
E poi ci sono le grandi manovre in Italia. Ieri il cda di Tim ha approvato la creazione della newco dedicata alla gestione dei data center di gruppo in partenership con Google per offrire servizi alle imprese. Ma sopratutto è in dirittura d'arrivo FiberCop con il fondo Kkr. Per questa società, costituita per la rete in rame, l'avvio dell'operatività è prevista per il primo trimestre 2021. E poi c'è il vero obiettivo a cui sta lavorando Gubitosi: l'accordo per la rete unica con Open Fiber. «Il lavoro per la rete unica prosegue - sottolinea Tim - attraverso il dialogo con il governo e Cdp». La Cassa depositi è azionista al 50% di Open Fiber accanto a Enel.
L'accordo per la rete unica però non è vicino in quanto si deve sbloccare la situazione per la vendita del 50% di Open Fiber in mano a Enel al fondo Macquaire. Quanto alla copertura in fibra delle aree bianche (a fallimento di mercato) è stato raggiunto circa il 70% delle famiglie con l'obiettivo di colmare il digital divide entro il 2021, a partire dalla Puglia.
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