A metà settembre le vendite di auto in Italia crescevano del 60%, segno che il messaggio della necessità di svecchiare il parco veicoli grazie all'erogazione degli incentivi era passato.
Poi, però, venuti meno, dopo soli 11 giorni, i fondi (100 milioni su 410) relativi alla fascia che più interessa alle famiglie, quella che include le vetture benzina e diesel Euro 6 con emissioni di CO2 tra 91 e 110 grammi/km, il boom delle immatricolazioni si è via via sgonfiato. Settembre ha così chiuso con un +9,5%, dato positivo visti i mesi più condizionati dal Covid-19, ma che sarebbe potuto essere abbondantemente a due cifre se la visione del governo, tutta sbilanciata sull'elettrico, fosse stata più equilibrata e soprattutto più razionale. «Le associazioni del settore - commenta Gian Primo Quagliano (Centro studi Promotor) - hanno chiesto di far confluire in un unico fondo gli stanziamenti previsti per le quattro classi di emissioni. Tale richiesta potrebbe essere accolta nella conversione in legge del Decreto Agosto. Se così fosse, l'ultimo trimestre dell'anno potrebbe essere caratterizzato da incrementi anche più consistenti di quello registrato in settembre e non si deluderebbero le aspettative di operatori e pubblico».
Anche perché, come sottolinea Adolfo De Stefani Cosentino (Federauto), «i concessionari stanno gestendo numerose lamentale da parte dei clienti che avrebbero diritto al contributo statale, ma ai quali, a causa dei fondi della fascia 91-110 grammi/km terminati, non possono garantire gli importi previsti». «Togliere l'ossigeno quando la fase acuta non è finita - ammonisce Michele Crisci (Unrae) - equivale a riaccendere la crisi».
Da parte sua, Fca porta a casa un +17,42% per una quota mercato in crescita al 23,81%.Intanto, l'Antitrust Ue ha spostato al 2 febbraio 2021 la scadenza per la decisione sulla fusione Fca-Psa. Saranno infatti analizzati i rimedi proposti per ovviare ai dubbi sugli effetti di concorrenza dell'operazione.
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