Vittoria guarda Cattolica. Ipotesi cavaliere bianco

Contatti in vista dell'aumento da 500 milioni della compagnia veronese. Lo scoglio governance

Vittoria guarda Cattolica. Ipotesi cavaliere bianco

Potrebbe essere Vittoria Assicurazioni il cavaliere bianco di Cattolica Assicurazioni chiamata, il 27 giugno, a deliberare un aumento di capitale da 500 milioni per assolvere alle richieste dell'Ivass. Indiscrezioni, non confermate, parlano di un avvicinamento. Una sorta di «partita da ping pong», in corso tra i due gruppi da qualche tempo, ma che avrebbe accelerato dopo che, a fine maggio, l'Authority ha chiesto a Cattolica di rafforzare la solidità patrimoniale. La solvency del gruppo era infatti scesa al 103%; al 12 giugno era risalita al 133% e con la ricapitalizzazione dovrebbe toccare il 172%.

Vittoria inoltre avrebbe preso contatti nell'era pre-Covid con la Berkshire Hathaway di Warren Buffett per il 9% detenuto dal guru di Omaha nel gruppo veronese da ottobre 2017 (l'investimento di circa 116 milioni oggi ne vale 57). Al di là del prezzo, i nodi del contendere si concentrerebbero su due temi: la forma societaria, posto che Cattolica è uno degli ultimi casi di società quotata in cui è rimasto in vigore il voto capitario (ovvero una testa un voto) e la governance.

Il tempo però stringe posto che, secondo i termini dettati dall'Ivass, la ricapitalizzazione dovrà essere completata entro settembre a fronte di un piano di rafforzamento della posizione di solvibilità da presentare all'Authority entro il 25 luglio. La società, rispondendo alle domande poste da Consob su eventuali trattative in corso per la ricerca di potenziali sottoscrittori, ha dichiarato di aver dato mandato, il 15 maggio, a Kpmg, «per un supporto nelle interlocuzioni con potenziali controparti» ma che «allo stato non è possibile prevedere tempi e modi di una precisa e miglior definizione». Rispetto invece alla formazione di consorzi di garanzia il gruppo presieduto da Paolo Bedoni (in foto) ha dichiarato che «allo stato non sono stati sottoscritti accordi di pre-underwriting, pur avendo ricevuto numerose manifestazioni di interesse». Il fatto è che sabato i soci di Cattolica, che già hanno visto dimezzare il valore del titolo (passato dai 7,33 euro di inizio anno ai 3,63 euro di ieri) e hanno dovuto dire addio al dividendo sul 2019, saranno chiamati a deliberare una ripatrimonializzazione che, a fronte di una capitalizzazione di 632 milioni, rischia di dimezzare il peso nel gruppo di coloro che decidessero di non aprire il portafoglio. E non tutti sono d'accordo. «A queste condizioni voteremo contro l'aumento di capitale.

Vogliamo capire meglio, vedere una svolta nella governance senza che vi siano preclusioni sulla forma societaria. Siamo consapevoli del rischio di commissariamento ma ci auguriamo di non fare la fine di Veneto Banca», dice a Il Giornale Maria Paola Boscaini, ex vicedirettore della compagnia e oggi presidente del patto Le Api.

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