«Nel mercato europeo delle tlc succederà qualcosa. La frammentazione non è più sostenibile su base globale». La migliore spiegazione del nuovo rialzo di Telecom ieri in Borsa l'hanno data gli analisti di Mediobanca. La cessione del 45% di Verizon Wireless, che consentirà a Vodafone di incassare 130 miliardi di dollari (98,6 miliardi di euro) dall'americana Verizon, cambierà tutto il quadro mondiale delle telecomunicazioni. E Telecom Italia è destinata a giocare il ruolo di «preda». Ecco perché ieri il titolo del gruppo guidato da Franco Bernabè ha guadagnato un altro 3,87% chiudendo a 0,55 euro e segnando un complessivo +14,6% nelle ultime due sedute di Piazza Affari. La capitalizzazione complessiva (incluse le risparmio che hanno segnato un +6,5%) è tornata sopra i 10 miliardi di euro. Insomma, gli operatori comprano perché sono convinti che «succederà qualcosa», come sostengono gli esperti di Piazzetta Cuccia. Le condizioni per un affare sembrano esserci tutte. Il colosso britannico Vodafone, guidato da Vittorio Colao, si ritrova 59 miliardi di dollari in contanti (il resto della cifra Verizon lo pagherà in azioni). Solo una piccola parte verrà spesa (3,5 miliardi) per riacquistare il 23% di Verizon in Vodafone Italia. E in Europa il gruppo di Colao adesso ha spazio per crescere. Non a caso, i rumor lo hanno spesso indicato come un potenziale acquirente di FastWeb che offrirebbe buone sinergie dal punto di vista dell'offerta Internet in Italia.
Ma se a Londra c'è fermento, anche a Città del Messico c'è qualcuno che pensa in grande. Si tratta di Carlos Slim, il patron di América Móviles. Non a caso il Financial Times proprio ieri s'è interrogato sulla strategia seguita dal tycoon messicano su Kpn. Slim detiene il 30% circa della società olandese e - a giorni alterni - manifesta l'intenzione di lanciare un'Opa. Amsterdam cerca di bloccarlo e così Slim copre le carte. E la spagnola Telefónica? Gli iberici detengono il 46% di Telco, la holding di controllo di Telecom. Ma l'imminente passo indietro di Generali e Mediobanca, ormai pronte a disdettare l'accordo parasociale che tiene assieme Telco, scopre il fianco di Telecom agli «attacchi» esterni. Non a caso Marco Fossati, a capo di Findim (secondo socio con il 4,9%), ha chiamato gli spagnoli alle loro responsabilità. «È giunto il momento che Telefónica dica da che parte sta: deve decidere che ruolo vuole giocare». Fossati, interpellato da Bloomberg, si è detto contrario sia alla cessione di Tim Brasil che a un eventuale aumento di capitale.
«Risolverebbe parzialmente i problemi nel breve periodo, ma probabilmente comprometterebbe la creazione di valore», ha concluso. Le possibilità di tagliare il debito ed evitare un altro taglio da parte di Moody's non sono infinite. La ricerca di un socio forte, tentata nel recente passato da Bernabè con Sawiris e H3g, è un'opzione. L'alternativa sarebbe diventare una magnifica «preda», una circostanza che ha indotto Sanford Bernstein (la casa d'affari americana che ha dato il via al valzer speculativo) ad alzare nuovamente il prezzo obiettivo a 1 euro. Dopo Vodafone/Verizon tutto può succedere. Il cda di Telecom del 15 settembre potrebbe dare una prima risposta.
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