Volkswagen, gli operai sfiduciano Diess

Si aggrava la posizione dell'ad. E a Bari timori per l'impianto di Bosch

Volkswagen, gli operai sfiduciano Diess

L'impatto industriale della transizione green, oltre che a decine di migliaia di lavoratori, può costare il posto anche ai top manager, gli stessi che hanno dato il via a investimenti colossali sull'auto elettrica. È il caso di Herbert Diess, ad di Volkswagen, sfiduciato dal consiglio di fabbrica del gruppo. Diess aveva parlato di possibili 30mila tagli a Wolfsburg, rifiutando poi di incontrare Daniela Cavallo, rappresentante dei lavoratori del gruppo. «Un comportamento senza precedenti», ha stigmatizzato la leader sindacale. A tormentare Diess è l'americana Tesla con il suo nuovo impianto fuori Berlino, molto più competitivo rispetto a quello di Volkswagen. A questo punto si aggrava il conflitto all'interno della stanza dei bottoni del gruppo.

Tedesca è anche Bosch e, in questi giorni, è salita la tensione all'interno della fabbrica di Bari, specializzata in componenti per alimentazioni Diesel, motori che saranno messi al bando - come quelli a benzina - dal 2035. Sulle linee sono impegnati 1.700 addetti. Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl, sul caso Bari parla di «impatto devastante per un territorio del Sud Italia». Da qui la richiesta che, nell'ambito del Pnrr, con i fondi per la transizione energetica e la mobilità, «il governo chiarisca quali potenzialità possono essere messe in campo», mentre, «nello stesso tempo, è indispensabile chiedere a Bosch quali risorse economiche è disposta a investire su Bari per la riconversione produttiva». Se non si adotteranno provvedimenti rapidi, il rischio, per il sindacato, è che «tra pochi mesi si debba parlare di licenziamenti».

Il «tutto elettrico», a questo punto, senza interventi preventivi del governo rischia di lasciare decine di migliaia di persone senza lavoro. Anfia, tempo fa, ha quantificato per l'Italia tra 60mila e 70mila gli occupati in bilico a causa di «una transizione green troppo rapida; a essere colpiti sarebbero tra il 20 e il 40% dei componentisti». .

Ma di casi Bosch ne potrebbero emergere tanti altri.

Lo stesso Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, è intervenuto sul tema, affermando che «le transizioni vanno bene se sono nell'ottica di una governance mondiale e accompagnate dai mezzi adeguati per raggiungere lo scopo». Una dichiarazione simile a quella espressa da Akio Toyoda, presidente dei costruttori giapponesi di veicoli: «Ogni Paese dovrebbe avere un approccio alla neutralità del carbonio basato sulla propria situazione».

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