Webuild (ex Salini Impregilo) completa l'acquisizione del 65% di Astaldi salvandola, insieme alle banche e alla Cdp, dal fallimento e dando vita a un nuovo player internazionale con 100 cantieri attivi, 70mila dipendenti (diretti e non) e un portafoglio ordini di 40,3 miliardi.
Nuovi passi sono, infatti, attesi nel complesso cammino di crescita del gruppo. «In primis spiega a il Giornale Massimo Ferrari, direttore generale di Webuild metteremo mano al piano industriale, con un aggiornamento che arriverà al mercato entro poche settimane». Pur nel drammatico cambio di contesto dettato dall'emergenza Covid, «Webuild proseguirà con i piani del Progetto Italia (nato per creare un campione nazionale delle infrastrutture) e valuterà spiega Ferrari eventuali nuove operazioni di sistema che coinvolgano società italiane delle infrastrutture che abbiano competenze che ci attraggono». In passato si era parlato di Trevi, società che si occupa di ingegneria del sottosuolo ed è partecipata dalla Cdp (17%). Una possibile preda, ma non l'unica. La società guarda infatti con interesse a «business adiacenti». Anche nel mondo delle infrastrutture, infatti, così come in quello dell'energia, il business si sta ampliando sotto l'influenza di uno sviluppo tecnologico e digitale. «In particolare spiega Ferrari guardiamo a investimenti che riguardano sia la fibra ottica, e quindi tutti i lavori infrastrutturali di posa dei cavi, sia la manutenzione e il monitoraggio delle grandi infrastrutture e delle reti stradali e autostradali». Due settori che richiamano l'interesse di Webuild per due temi caldi de momento: quello della fibra ottica (con Open Fiber in campo e il progetto di una rete nazionale), ma anche il dossier Aspi. «Partendo dall'Italia vogliamo cogliere la ripartenza infrastrutturale che in moltissimi Paesi sarà la prima risposta occupazionale ed economica alla crisi generata dal Covid».
Tornando all'operazione Astaldi, si è trattato di un progetto di sistema che si è dispiegato attraverso un aumento di capitale da 225 milioni interamente sottoscritto e versato da parte di Salini Costruttori, Cdp Equity, Banco Bpm, Intesa Sanpaolo, Unicredit e altri investitori istituzionali. «Sarà un passo fondamentale ha detto il ceo di Unicredit, Jean Pierre Mustier - a supporto del piano di sviluppo infrastrutturale promosso dal governo».
«Fin dall'inizio ha sottolineato l'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina - abbiamo voluto sostenere Progetto Italia, certi che ciò avrebbe consentito la messa in sicurezza di tutta la filiera».
Nel suo ruolo di azionista di lungo periodo, (con il 18,6% del capitale) «Cdp - ha detto l'ad Fabrizio Palermo - continuerà a supportare la crescita di Webuild, sostenendola in un'ottica di sistema e cercando di promuovere sinergie virtuose tra le società partecipate del gruppo».
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