Da una parte l'azienda che è andata diritta per la sua strada confermando la cessione del ramo d'azienda napoletano. Dall'altra i sindacati che hanno annunciato lo sciopero rifiutando il confronto con i nuovi proprietari degli stabilimenti. In mezzo un cambio di governo che non ha facilitato una soluzione.
La vicenda Whirlpool, che oggi arriva ad uno snodo fondamentale. Ieri si è tenuto un incontro al ministero per lo Sviluppo economico al termine del quale Luigi La Morgia, amministratore delegato di Whirlpool, ha annunciato che oggi verrà avviata la cessione del ramo di azienda per la sede di Napoli. «È l'unica soluzione possibile», ha detto il manager. La multinazionale degli elettrodomestici cederà lo stabilimento partenopeo a Passive refrigeration solutions, che produce e commercializza container refrigerati, ha sede in Svizzera e fa capo a imprenditori italiani.
Soluzione che, ha assicurato l'azienda, «rappresenta l'unico modo per tutelare la massima occupazione a Napoli».
L'annuncio ha incassato subito l'annuncio di uno sciopero da parte di Cgil, Cisl e Uil in tutti gli stabilimenti Whirlpool.Prima grana per il Mise, affidato all'esponente M5s Stefano Patuanelli. Il sottosegretario Alessandra Todde, anche lei esponente M5s, ha condannato la decisione sostenendo che «non solo disattende gli impegni presi in questi mesi di confronto al ministero ma anche l'accordo sottoscritto nel mese di ottobre del 2018 con cui le istituzioni si sono impegnate a supportare con incentivi e ammortizzatori sociali il piano industriale della Whirlpool in Italia». Luigi Di Maio quando era al Mise aveva prima minacciato di revocare tutti i finanziamenti all'azienda, poi aveva varato un piano da 17 milioni per salvare gli stabilimenti. Risorse che l'azienda ha ritenuto insufficienti questa estate, annunciando la riconversione.
Allea accuse di non avere rispettato i patti Whirlpool ha replicato spiegando che «il drastico declino della domanda di lavatrici di alta gamma a livello internazionale e il conseguente calo della produzione hanno portato lo stabilimento di Napoli ad operare al di sotto del 30% della propria capacità produttiva, determinando così una situazione non più sostenibile».
Già prima del tavolo di ieri i sindacati stavano valutando lo sciopero in tutti gli stabilimenti. Ieri la condanna delle sigle dei metalmeccanici, che hanno definito «offensiva» l'apertura della procedura. Oggi le assemblee per decidere la mobilitazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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