Edilizia, serve trasparenza

Mattoni, tanti mattoni, e trasparenza: sembra sia questo il nodo della politica capitolina. L’ultima perla l’ha pescata l’associazione «Verdi ambiente e società». Dunque, sedici mesi fa il consiglio comunale ha approvato il Regolamento per la partecipazione dei cittadini alle scelte urbanistiche, in applicazione del nuovo piano regolatore non ancora adottato. Fuori dalla retorica roboante, si tratta di mettere on line le informazioni sulle decisioni prese dal Campidoglio in tema di edilizia, almeno per rendere meno assordante il silenzio steso sulla materia in questi anni. Non solo; secondo l’associazione il Regolamento non è stato minimamente rispettato. Ma, da marzo 2006, da quando è stato approvato, il Consiglio comunale ha avallato 18 accordi di programma, tra accordi e ratifiche, avviati dalla giunta. Cosa sono? Sono il grimaldello con cui in genere i grandi costruttori e l’amministrazione comunale hanno bypassato in questi anni le norme urbanistiche. Ci si inventa un «interesse pubblico» più o meno reale (un asilo nido, un teatro all’aperto) e in cambio si dà il via libera a costruire, in variante al piano regolatore. Funziona più o meno così. Si riunisce la conferenza dei servizi, con i rappresentanti di Comune, Regione e Provincia (e con giunte omogenee di centrosinistra la cosa viene più facile). L’assessore propone; la giunta delibera; il consiglio comunale - quando i giochi sono ormai fatti - fa da passacarte e detta gli indirizzi al sindaco; Veltroni e Marrazzo firmano. Et voilà: i terreni con destinazione agricola o a verde pubblico diventano oro, preziosissime aree edificabili. Nello stesso arco di tempo, secondo i Vas, i progetti di opere pubbliche approvati dal Comune sono stati 1 (uno). È il nuovo mercato di Ponte Milvio, che operatori e abitanti aspettano da vent’anni. Ma non è certo finita. L’associazione ambientalista ha contato, sempre in questi 16 mesi, altre sei «compensazioni» cui l’aula di Giulio Cesare ha detto sì. Totale: 24 progetti legati a interessi particolari e un’opera pubblica approvati. I progetti compensativi sono una doppia furbata, uno strumento ancora più scellerato dei semplici accordi di programma. Poiché il Piano delle certezze, tanto sbandierato dall’allora sindaco Francesco Rutelli, nel ’98 ha dichiarato inedificabili alcune zone, in attesa del nuovo prg è stata data la possibilità di «compensare» le cubature cancellate spostandole altrove. Dovendo mantenere lo stesso valore commerciale, in questi trasferimenti le cubature generalmente raddoppiano, spesso si triplicano, in alcuni casi quadruplicano, sempre fuori dal prg. Il che è il contrario dell’invito che su queste pagine ha fatto il neo-presidente dell’Acer (l’associazione dei costruttori romani) Giancarlo Cremonesi a «risparmiare territorio», «demolendo e ricostruendo». La parte del leone l’hanno fatta i grandi costruttori, cinque o sei nomi in tutto.

Così in genere sono stati avviati i 20 milioni di metri cubi di edilizia privata rivendicati con orgoglio dall'assessore Morassut. Così è accaduto che sia sostanzialmente inutile il nuovo prg, approvato nel 2003 e incredibilmente non ancora adottato.
pierangelo.maurizio@fastwebnet.it

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