Paolo Scotti
da Roma
Tunica di raso rosso lucida, colletto clergyman, catenone doro con crocifisso gigante. Non fosse la pettinatura sbarazzina (rossa pure quella) parrebbe quasi un cardinale. È forse in onore alla Città Eterna che Elton John manda al sindaco di Roma e ai giornalisti ialiani un video-saluto in abito talare? «Sono estasiato di venire a Roma - esulta - non vedo lora». Quel che conta è che il personaggio non si smentisca. Meno che mai stavolta, che appunto a Roma terrà «non solo un concerto - come entusiasticamente sottolineano gli organizzatori - ma il concerto della sua carriera».
Cosè che renderà quello del 3 settembre a Roma, davanti al Colosseo e a (stimati) cinquecentomila spettatori, levento-clou dellestate 2005? Non solo leccezionalità assoluta della cornice; non solo la «tradizione» che questo evento pare proseguire (nello stesso luogo e con uguale clamore si esibirono nel 2003 Paul McCartney e nel 2004 Simon & Garfunkel); non solo la celebrità planetaria del protagonista (che può vantare oltre 80 milioni di album venduti e più di 630 canzoni cantate in circa quarantanni di trionfi). Ma il fatto che lesibizione - completamente gratuita, grazie alla sponsorizzazione della Telecom, e trasmessa in differita su La7 nei giorni successivi - rappresenterà una sorta di summa dellarte interpretativa della popstar inglese.
«Anche se è presto per parlare duna precisa scaletta - fanno notare al Comune di Roma - il carattere antologico della serata, e lentusiasmo con cui il cantante laspetta (dopo pochi giorni di vacanza affronterà un training specifico per allenarsi ad affrontarla) fanno prevedere che intonerà molti dei suoi successi di sempre. Arrivando a cantare per quasi tre ore». Dallesibizione forse più lunga della carriera dellestroso baronetto britannico, dunque, non è illogico aspettarsi titoli evergreen quali Your song o Electricity, Rocket man o Daniel, passando per Crocodile rock, Sorry seems to be the hardest word, Sad song, Saturday nights alright for fighting, arrivando alla struggente Candle in the wind, creata per Marilyn Monroe e rilanciata per Diana Spencer. Nonché una serie di (per ora segretissimi) duetti con star italiane. Una serata, come si dice, da non perdere.
Nel frattempo le cronache torneranno certamente ad occuparsi di sir Elton John. Intanto per le canzoni che sta componendo per due musical e un lungometraggio animato: Billy Elliot (edizione teatrale del celebre film) e Vampire Leslat i due spettacoli; Gnomo and Juliet, versione aggiornata della tragedia shakespeariana, il cartoon. Quindi molto si parlerà del matrimonio che prima del prossimo Natale dovrebbe unirlo a David Furnish, produttore cinematografico da undici anni al suo fianco. Matrimonio si fa per dire: anche se il Daily Mirror parla, come luogo delle nozze, dello stesso municipio che a Windsor ha sancito il legame di Carlo con Camilla (e in una data tuttora segreta), in realtà in Inghilterra le unioni omosessuali non sono ammesse. Forse da dicembre, però, potrebbero godere di certi diritti ereditari e fiscali, e dunque quello potrebbe essere il mese buono.
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