Enel-Suez, Piazza Affari spera nell’accordo

Enel-Suez, Piazza Affari spera nell’accordo

Paolo Giovanelli

da Milano

La Borsa sembra cominciare a sperare (con prudenza) nella possibilità di un accordo politico nella vicenda Enel-Suez: ieri infatti il titolo del gruppo italiano ha guadagnato oltre l’1% a Piazza Affari e fonti finanziarie parlano di un cauto ottimismo sull’esito della vicenda. La cautela è d’obbligo anche in considerazione della frenetica girandola di incontri che è in corso in questi giorni e che è destinata ad accelerare settimana prossima. Senza contare i contatti non ufficiali che stanno proseguendo. Lunedì prossimo è previsto l’incontro Tremonti-Breton, mercoledì 15 ci sarà il dibattito al Parlamento di Strasburgo a cui interverrà il commissario Ue alla Concorrenza Neelie Kroes, venerdì 17 è attesa la risposta di Parigi alla lettera Ue; nei giorni seguenti Bruxelles deciderà la contromossa (accettazione delle spiegazioni o contestazione), poi mercoledì 22 ci sarà il cda Enel (che è stato anticipato di un giorno) che con ogni probabilità deciderà sull’Opa o sull’accordo, e finalmente giovedì 23 a Londra l’Enel annuncerà il suo piano industriale, oltre alle decisioni prese il giorno prima. Anche se alcune (buone) fonti danno come possibile già settimana prossima una decisione sul lancio dell’Opa se il «no» dei francesi fosse insuperabile.
Non che ora manchino i movimenti, frenetici. Innanzi tutto ha tenuto banco l’incontro che il governo belga ha avuto giovedì sera con i vertici di Suez e di Gaz de France che sono calati in massa a Bruxelles: oltre al presidente di Suez, Gérard Mestrallet, è arrivato quello di Edf, Jean-François Girelli, il numero uno di Electrabel Jean-Pierre Hansen ed Etienne Davignon che sono stati ricevuti dal premier Guy Verhofstadt e dal ministro delle Finanze, Didier Reynders. In belgio ci sono due grandi produttori di energia: Suez attraverso Electrabel, e Spe, in cui Gdf ha una quota del 25 per cento. I francesi avrebbero offerto di uscire da Spe, ma sarebbe ben poca cosa, in quanto la società dispone solo di centrali per circa 2mila Mw. Secondo l’Antitrust belga, Gdf dovrebbe cedere anche la controllata Distrigaz, che fa trading di metano in Europa, mentre Suez dovrebbe dismettere almeno una parte degli asset nucleari di Electrabel. Va ricordato che Electrabel controlla l’80% del mercato elettrico belga, la Spe un altro 10% e che Distrigaz ha l’80% del mercato del gas. E venerdì prossimo Verhofstadt incontrerà la Kroes. E intanto Le Monde accusa di «connivenza» e «opacità» il mondo politico e industriale francese.
A salire in Borsa non è solo Enel: ieri anche Suez ha guadagnato un altro 1 per cento. Un movimento a doppio taglio. Da un lato rende più costosa l’Opa Enel: in base all’ultima quotazione, Suez varrebbe 41 miliardi, che con un premio del 10% porterebbero l’esborso a 45 miliardi.

Conti ha a disposizione 50 miliardi, c’è quindi ancora un certo margine di manovra. Nello stesso tempo più il prezzo di Suez sale, meno è conveniente per i suoi azionisti la fusione con Gdf, perché viene fatta con un concambio uno a uno delle azioni.

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