Enel trova 5 miliardi nelle rinnovabili per ridurre il debito

Il valore complessivo dell’asset sfiora i 14 miliardi. Conti: «La Borsa valuta di più l’energia verde». L’esempio di Iberdrola

nostro inviato a Isernia

L’Enel punta sulle rinnovabili per fare cassa. Chiusa due giorni fa con E.On la «pratica» per la cessione ai tedeschi di Endesa Europa e di Viesgo, che permetterà al gruppo guidato da Fulvio Conti di incassare 8,4 miliardi che andranno alla riduzione del debito, ieri ha fatto un nuovo passo nella stessa direzione presentando la politica della società nel settore dell’energia verde. Infatti, come aveva annunciato poche settimane fa a Londra in occasione della presentazione del bilancio agli analisti, Enel intende scorporare tutte le attività per la produzione di energia da fonti rinnovabili (eccetto i grandi impianti idroelettrici) in una nuova società e quotarla in Borsa, pur mantenendone il controllo. Una strada già seguita da altri grandi gruppi, come la spagnola Iberdrola e la francese Edf.
Secondo gli analisti di settore, il valore delle società che operano nelle «nuove» rinnovabili (in particolare l’energia eolica) hanno un valore che è pari a 14 volte il margine operativo lordo, che nel caso dell’Enel è di 900 milioni-1 miliardo. «Stiamo parlando di diversi miliardi di euro. Se si guarda alle valutazioni degli analisti la produzione di energia da combustibili fossili viene valutata 7-8 volte i margini. Con l’energia rinnovabile parliamo di una valutazione 12-14, a volte anche 20 volte l’ebitda», ha confermato ieri lo stesso Conti.
La nuova società varrebbe quindi 14 miliardi (realisticamente forse qualcosa di meno) e con un collocamento in Borsa dovrebbe permettere all’Enel di incassare tra i quattro e i cinque miliardi, che andrebbero appunto alla riduzione del debito. La nascita della controllata dovrebbe avvenire entro l’autunno, per poi arrivare alla quotazione nel prossimo anno, andamenti di Borsa permettendo.
A questo incasso dovrebbe aggiungersi quello valutato tra 1 e 1,5 miliardi con la vendita della rete intermedia ad alta tensione a Terna.
Le rinnovabili hanno una caratteristica «strana» (almeno per i prossimi anni) che le rende paradossalmente appetibili: non sono redditizie, o meglio, non sono competitive con le altre fonti di energia per i costi di investimento dei nuovi impianti. Così i governi europei, italiano incluso, per sostenerne lo sviluppo hanno varato incentivi. Nel caso dell’eolico la società riceve 180 euro per megawattora prodotto, contro un valore di mercato dell'energia che è di 80 euro: e questo è garantito per legge per 15 anni dall’inizio del funzionamento dell'impianto. Insomma, chi controlla queste attività sa di avere un rendimento certo per 15 anni: un «bond di fatto».
Il vantaggio, dal punto di vista dell’Unione europea che sostiene questa politica, sta in un pur parziale affrancamento dalle importazioni di gas e petrolio per produrre energia, senza contare che le rinnovabili sono «pulite» e non contribuiscono all’effetto serra. Entro vent’anni gli Stati dell’Unione europea dovranno raggiungere una quota del 20% di energie rinnovabili sul totale di quelle consumate, compresi i carburanti: un obiettivo non a portata di mano.


Ieri l’Enel, che nelle rinnovabili prevede di investire fino a 7,4 miliardi entro il 2012, ha inaugurato il rinnovato impianto di Frosolone, in provincia di Isernia, che arriverà a una potenza di 30 Mw entro la fine dell’anno. A fine 2007 la potenza eolica dell’Enel era di 315 Mw: il piano industriale al 2012 prevede di arrivare fino a 1.490 Mw installati.

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