A Eni ed Enel petrolio e gas di Yukos

da Milano

Eni ed Enel sbarcano nei giacimenti russi di gas e petrolio: ieri le due società insieme hanno acquisito una parte di Yukos, l’ex impero petrolifero russo messo all’asta nel processo di liquidazione. Il prezzo pagato sarà di 5,83 miliardi di dollari, il finanziamento dell’operazione è stato organizzato da Deutsche Bank. L’acquisizione rappresenta il terzo maggiore contratto per l’ingresso di operatori stranieri nei giacimenti russi, dopo quelli di Bp e di Conoco. L’acquisto avverrà attraverso EniNeftegaz, controllata al 60% dall’Eni e al 40% dall’Enel. Il lotto messo in vendita da Mosca include tre società ex Yukos: Arctic Gas, Urengoil e Neftegaztechnologia che dispongono di numerosi giacimenti nella regione di Yamal Nenets, l’area che produce le maggiori quantità di gas al mondo. Le tre compagnie insieme hanno riserve di gas e di petrolio per circa cinque miliardi di barili. Nel lotto è compreso anche il 20% di Gazprom Neft, la quinta compagnia petrolifera russa che produce 900mila barili al giorno con una capacità di raffinazione di 690mila barili.
L’acquisto prevede anche una seconda fase: Eni ed Enel hanno concordato con Gazprom la possibilità che il gruppo russo possa esercitare un’opzione di acquisto sul 51% delle tre società operanti nel gas entro due anni. Nel caso in cui Gazprom esercitasse l’opzione, i giacimenti verranno gestiti da una joint venture tra Eni e Gazprom che potrà disporre delle migliori tecnologie Eni. Quanto a Gazprom Neft, il 20% acquisito direttamente dall’Eni potrà essere acquistato sempre da Gazprom entro due anni al prezzo di 3,7 miliardi di dollari. «Otterremo il 51% degli attivi da Eni, che l’opzione sarà realizzata non ho nessun dubbio. Per quanto riguarda i tempi, l’iter potrebbe partire anche domani» ha detto il vicepresidente di Gazprom, Alexander Medvedev, confermando così esplicitamente l’intenzione di esercitare l’opzione call quanto prima. Il gruppo russo da parte sua si è impegnato a trasportare gas e petrolio attraverso i suoi oleodotti e metanodotti a prezzi prestabiliti e considerati equi.
Per Eni ed Enel si tratta di un importante passo verso l’ingresso in una delle regioni del mondo più ricche di gas e petrolio. Con una importante differenza: Eni si troverà impegnata assieme a Gazprom anche nella ricerca e sfruttamento dei giacimenti russi. Enel, invece, utilizzerà il gas solo per il funzionamento delle centrali elettriche russe che punta ad acquisire nelle prossime aste. In questo modo otterrà il combustibile praticamente a «prezzi di pozzo», cioè ben più ridotti di quelli commerciali, e lo utilizzerà per vendere energia elettrica a quotazioni di mercato. In ogni caso tutta la produzione delle due società italiane (gas, petrolio ed elettricità) sarà destinata al mercato russo.


L'ex numero uno di Yukos, Mikhail Khodorkovsky, condannato a otto anni per evasione fiscale, ha definito «una farsa» la procedura d’asta che sta smantellando quello che rimane del suo impero.
Scarse le reazioni dei titoli delle due società italiane. In Borsa l’Enel ha chiuso con un guadagno dello 0,11% a 8,23 euro, mentre l’Eni ha ceduto lo 0,29% a 24,13 euro.

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