Eni, l’utile corre a 1,8 miliardi Allo studio c’è un maxi-bond

Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, ha annunciato ieri che la sua società ha chiuso il primo trimestre dell’anno in maniera più che incoraggiante: l’utile netto depurato delle partite straordinarie è stato di 1,82 miliardi, in crescita del 3,6 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (+16,7% a 2,22 miliardi l’utile complessivo). Se poi si fa un raffronto con gli ultimi tre mesi del 2009, quando l’utile netto si era fermato ad appena 641 milioni, la differenza è eclatante. Durante la conference call tenuta per illustrare agli analisti finanziari la performance di inizio anno della compagnia petrolifera, è emersa anche un’altra notizia: l’Eni non esclude la possibilità di «prendere decisioni sul dividendo nel 2010».
Frase un po’ sibillina che comunque è stata interpretata positivamente dalla Borsa che ha risposto con un aumento sopra l’1 per cento del titolo del cane a sei zampe. Ultima annotazione cronistica: ieri mattina il consiglio di amministrazione ha deciso di emettere bond per un valore massimo di 3 miliardi da qui all’aprile 2011. Segno che si vuole far cassa evidentemente in vista di qualcosa.
Lo stato di salute dell’Eni, come emerge dalla trimestrale, è dunque buono. «La compagnia ha conseguito solidi risultati operativi e finanziari in un contesto di mercato ancora difficile - ha detto Scaroni -. Continuiamo a investire per la crescita e a migliorare il livello di efficienza con l’obiettivo di creare valore per gli azionisti». In particolare il buon andamento del gruppo è legato alla produzione di idrocarburi cresciuta del 2,1 per cento «grazie agli incrementi registrati in Nigeria, Congo e Usa». Per l’intero 2010 la produzione è attesa in leggero aumento rispetto al 2009. Visto il buon avvio dell’anno, durante la conference call un analista ha chiesto se ci sono cambiamenti in vista in tema di dividendi. Il direttore finanziario, Alessandro Bernini, non lo ha escluso. Ma ha precisato: «Quando prepareremo il nuovo piano potremmo ribasare il dividendo, che però deve essere sostenibile. Non escludiamo la possibilità, ma la esamineremo in settembre-ottobre».
La politica dei dividendi dell’Eni è articolata, nel senso che è previsto il pagamento di un acconto. Per il 2009 la cedola era fissata in 1 euro: 50 centesimi sono già stati pagati agli azionisti e il conguaglio dovrà essere sancito dalla prossima assemblea di bilancio del 29 aprile. Anche per il dividendo 2010 ci sono già state indicazioni precise: nel marzo scorso, durante un incontro per la presentazione del piano strategico, Scaroni ha detto che sarà di nuovo di 1 euro. Non solo: ha aggiunto che negli anni successivi verrà parametrato all’andamento del prezzo del greggio e dell’inflazione. Una sorta di indicizzazione. Questo sempre che non ci siamo degli sconvolgimenti nello scenario economico internazionale e in particolare in quello petrolifero. La previsione di una cedola 2010 di 1 euro fatta un mese fa si basava su un prezzo medio del greggio di 65 dollari al barile; oggi la quotazione è sopra gli 80. E questo potrebbe esercitare qualche influenza sull’atteggiamento dei vertici Eni nei confronti dei soci per quanto riguarda l’entità e l’acconto del dividendo. Comunque sono scelte che non possono essere fatte oggi: bisognerà aspettare l’autunno quando si saprà se l’andamento del gruppo nel corso dell’anno sarà davvero in linea con il piano strategico.
Il consiglio di amministrazione, come detto, ha anche deciso l’emissione di bond per 3 miliardi nei prossimi 12 mesi per ottenere «un miglior equilibrio tra l’indebitamento a breve e a medio-lungo termine». L’Eni vuole sfruttare quella che è probabilmente una delle ultime possibilità di finanziarsi sui mercati a costi contenuti: è molto probabile che i tassi (con i primi cenni di ripresa economica) risaliranno e raccogliere capitali sui mercati costerà più caro. Così fa cassa per essere pronto a fare acquisizioni appena si presenterà l’occasione giusta. Mesi fa stava concludendo un deal importante in Uganda, sfumato all’ultimo momento. E Scaroni aveva detto che si sarebbe cercato altrove.

L’attenzione secondo alcune indiscrezioni, sarebbe puntata sull’India, dove la locale Oil & Natural Gas Corporation sta cercando un partner per un campo di gas adiacente al più grande deposito del paese nel golfo del Bengala. L’Eni è già presente nel Paese con attività nella sola fase esplorativa.

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