
Tra progetti fallimentari, decisioni sbagliate, produzioni di scarsa qualità e raffiche di licenziamenti, l’industria dei videogiochi non sta passando un periodo roseo, in particolare in Occidente. E mentre studi chiudo, titoli vengono cancellati o rinviati di continuo e serie storiche si chiudono in maniera ignominiosa, esiste un settore dell’industria che ogni mese macina decine di milioni di dollari, ovvero quello dei gacha games.
Alla base di questi giochi vi è la meccanica che da loro il nome, che consiste nella spesa di valute in-game per ottenere oggetti, carte, personaggi, potenziamenti e quant’altro in modo molto simile a quello delle macchinette che tutti abbiamo usato almeno una volta, nelle quali si inserisce una moneta per ottenere una piccola capsula contenete un giocattolo casuale.
Questo genere di produzioni videoludiche è diventato popolare nel decennio scorso in Giappone, per poi diffondersi anche nel resto dell’Asia e approdare in Occidente, dove nel corso degli anni ha ottenuto una popolarità crescente e legata, secondo molti, a un aspetto puramente psicologico: il mistero legato alla “scommessa” fatta con la spesa delle proprie risorse, con annessa anticipazione, eccitazione e gioia nel caso si riesca a ottenere ciò che si desiderava. Un meccanismo simile a quello del gioco d’azzardo, ma che da solo non basta a giustificare l’immenso successo di titoli come Genshin Impact, Honkai: Star Rail, Wuthering Waves o Zenless Zone Zero.
E infatti, oltre alla pressione di determinati “tasti” nel nostro cervello, questi giochi possono contare sul fatto di essere free to play e pensati per smartphone, due elementi che da soli spalancano le porte su una sconfinata fetta di utenza. In più, sono anche produzioni di qualità molto elevata sotto numerosi punti di vista, tra cui animazioni, narrazione, design dei personaggi (molte volte signorine procaci, va sottolineato, ed è una scelta che sicuramente attrae una buona fetta di giocatori), comparto musicale e sistemi di combattimento. A tutto questo, si aggiungono le patch rilasciate a ritmo regolare, ciascuna delle quali aggiunge nuovi personaggi, oggetti, meccaniche ed eventi a tempo, in modo che i giocatori siano invogliati a tornare, non rimangano mai a corto di cose da fare e non incorrano nella possibile noia derivante dal dover completare solamente le missioni giornaliere per ottenere risorse.
Questo complesso puzzle, stando ai dati, sembra funzionare molto bene. Tra gennaio e febbraio i tre titoli di punta della miHoYo, la casa di sviluppo cinese “madre” di Honkai, Genshin e ZZZ e principale colosso del settore, hanno totalizzato guadagni complessivi per oltre 267 milioni di dollari, una cifra da capogiro e segno che questo sottogruppo del mondo videoludico gode di una salute decisamente migliore rispetto a tanti altri.
Certo, gli incassi dei gacha variano molto di mese in mese in base alla ricezione positiva o negativa dei nuovi contenuti da parte della community, ma il fatto che vengano continuamente rilasciati nuovi titoli (vedasi Arknights: Endfield e Ananta, in arrivo nei prossimi mesi) e che anche quelli con diversi anni alle spalle continuino a ricevere nuovi aggiornamenti sono indicatori evidenti del fatto che lo tsunami asiatico (e soprattutto cinese) nel mondo dei videogiochi è ben lontano dall’essersi esaurito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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