Bufera sul nuovo Assassin's Creed: Ubisoft prepara un piano "anti-molestie"

L'azienda francese ha preparato un protocollo per proteggere i dipendenti che hanno lavorato sul gioco dagli attacchi on-line, ma le controversie non si placano

Bufera sul nuovo Assassin's Creed: Ubisoft prepara un piano "anti-molestie"
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Da tempo Ubisoft non naviga in buone acque, e questo ormai è risaputo. La società è in crisi dopo una serie di uscite fallimentari e, con le polemiche scoppiate attorno alle scelte fatte riguardo ad Assassin’s Creed: Shadows, non pare che la rotta sia stata invertita verso porti felici.

A seguito delle numerose polemiche scoppiate nel corso degli ultimi mesi, infatti, la società francese ha predisposto un “piano anti-molestie” per i propri sviluppatori. Un dipendente anonimo ha spiegato a BFMTV che Ubisoft ha collaborato con l’Ente per sicurezza delle comunicazioni del Canada, per creare un sistema di protezione dedicato contro gli attacchi diretti ha persone che hanno lavorato alla creazione del gioco. E proprio a queste è stato consigliato di non rivelare sui social la propria affiliazione al progetto. Questa notizia è solo l’ultimo capitolo della storia già molto travagliata di Assassin’s Creed: Shadows, nonostante non sia ancora arrivato sugli scaffali.

Il nuovo gioco della famosissima serie sarà ambientato nel Giappone feudale, e proprio nella strategia di comunicazione verso il pubblico nipponico l’azienda francese ha compiuto diversi passi falsi. Da ultima, la scelta di spostare la data di lancio del videogioco al 20 marzo, il giorno in cui, nel 1995, i membri della setta religiosa Aum Shinrikyo hanno compiuto un attentato alla metropolitana di Tokyo con il gas nervino sarin, che ha provocato la morte di 13 persone e l’intossicazione di altre 6.200. Ad oggi, è uno dei più gravi attacchi terroristici mai avvenuti in Giappone.

In più, dopo la pubblicazione di un video di gameplay del gioco all’interno del santuario di Itate Hyozu in cui viene mostrata la possibilità per gli utenti di distruggere parti della struttura, le autorità religiose del luogo sacro hanno dichiarato che “prenderanno provvedimenti” contro Ubisoft per il fatto che l’ambientazione sia stata inserita senza il loro consenso. “Se ci avessero contattato, avremmo rifiutato.

E poi, la regina di tutte le decisioni controverse: far calzare il mantello del protagonista a Yasuke, un africano arrivato in Giappone con i gesuiti intorno al 1579 ed elevato al rango di samurai da Oda Nobunaga, che lo volle come sua guardia del corpo. La decisione non è andata giù a una larga fetta di pubblico, sia nella terra del Sol Levante, sia nel resto del mondo. Proprio per cercare di placare almeno i potenziali giocatori nipponici, Ubisoft ha deciso di aggiornare la descrizione del prodotto sulla pagina Steam in lingua giapponese, in cui ora Yasuke è indicato semplicemente come “guerriero leggendario” e non come samurai.

Ora, è importante sottolineare che minacciare o molestare verbalmente il team che ha lavorato al gioco è un comportamento sbagliato, senza se e senza ma. Quello che ci preme evidenziare, però, è come ormai i videogiocatori siano arrivati al limite. La decisione di fare di Yasuke il protagonista odora di politicamente corretto esasperato ed inutile, soprattutto se consideriamo il fatto che la Ubisoft avrebbe potuto tranquillamente creare un personaggio principale giapponese e mettere così la spunta alla casella “rappresentazione delle minoranze”. E nessuno avrebbe battuto ciglio.

Basta citare esempi come Sekiro: Shadows Die Twice o Ghost of Tsushima per mostrare come gran parte degli utenti non sia inerentemente brutta, cattiva e razzista. Invece, già come molte altre volte, si è voluti andare oltre. Vedremo quanto questa scelta penalizzerà le vendite e il successo del gioco. E se metterà la pietra tombale sull’azienda di Saint-Mandé.

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