Ad ogni modifica del codice della strada segue dibattito e, per qualcuno, anche la ricerca di come furbescamente riuscire ad aggirare le regole. Ricordate le celeberrime magliette con la cintura di sicurezza stampata quando fu introdotto l’obbligo di indossarle? Ecco non siamo a questo punto, ma quasi. La stretta, infatti, sull’uso del cellulare alla guida sta scatenando il prodursi di idee e marchingegni su come continuare a far finta di niente. Peccato però che in questo caso il pericolo non è solo per sè, ma anche per gli altri.
Così ecco che l’innovazione tecnologica per la sicurezza stradale entra in campo laddove non ci arriva l’intelligenza umana. E un esempio recente arriva da Agliana, in provincia di Pistoia, dove l'amministrazione comunale ha installato una telecamera avanzata con IA, capace di rilevare chi utilizza lo smartphone alla guida (e anche non indossa la cintura di sicurezza). Il dispositivo, denominato “Mobile Phone & Seat Belt Detection”, promette di migliorare il controllo su chi guida, aprendo però anche un nuovo fronte sulla questione cruciale del rispetto della privacy.
Come funziona la telecamera intelligente
Il sistema utilizza una lente ad altissima risoluzione per catturare immagini e brevi video delle vetture in movimento. La tecnologia è in grado di operare sia di giorno che di notte, grazie a un posizionamento strategico in punti rialzati della strada: il dispositivo può così analizzare le immagini in tempo reale attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, segnalando automaticamente i trasgressori alle autorità competenti. Particolare appunto che apre il dibattito sulla tutela dei dati personali dei cittadini.
L'uso di telecamere dotate di intelligenza artificiale per il controllo degli automobilisti solleva una serie di interrogativi di natura etica e legale. Il primo problema riguarda la raccolta e la gestione delle immagini: chi garantisce che i dati acquisiti non vengano utilizzati per scopi diversi dalla semplice rilevazione delle infrazioni? Inoltre, è fondamentale stabilire con chiarezza chi abbia accesso ai dati raccolti e per quanto tempo vengano conservati. Un’altra questione delicata è quella della sorveglianza pervasiva: se il controllo stradale diventa capillare, c’è il rischio di creare un precedente per l’utilizzo massivo di telecamere intelligenti in altri contesti, limitando progressivamente la libertà individuale.
Privacy, problemi e soluzioni
Per garantire il rispetto della privacy, l’uso di questi sistemi dovrebbe insomma essere regolato da normative chiare e trasparenti. Le autorità devono assicurare che la raccolta dei dati avvenga nel rispetto delle leggi sulla protezione dei dati personali, come il GDPR, e che i cittadini siano adeguatamente informati sul funzionamento di queste tecnologie. Si studia un compromesso, che potrebbe essere l’adozione di sistemi che anonimizzano i dati raccolti, utilizzandoli esclusivamente per la segnalazione dell’infrazione, senza immagazzinare informazioni personali al di fuori delle necessità amministrative.
La sfida insomma è quella di trovare un equilibrio tra sicurezza e tutela dei diritti individuali, evitando che l’innovazione tecnologica si trasformi in una forma di sorveglianza invasiva, che poi si trasformi in una specie di Grande Fratello.
Se poi fossimo capaci di concentrare di più il cervello sulla guida che sul nostro dispositivo personale, allora il problema sarebbe già risolto all’origine. In fondo il sistema è il più semplice possibile: richiamare o rispondere ai messaggi una volta che l’auto è ferma. E’ così difficile?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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