Ti hanno sospeso l'account di WhatsApp? Ecco cosa fare

Numerosi utenti si trovano in situazioni del genere, ma non esiste un canale privilegiato di comunicazione con Meta

Ti hanno sospeso l'account di WhatsApp? Ecco cosa fare
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È un problema più comune di quanto si possa immaginare, eppure rimane tuttora di difficile soluzione: in caso di sospensione temporanea del profilo WhatsApp non esiste alcun canale preferenziale di comunicazione per chiedere spiegazioni in merito alla vicenda o manifestare le proprie rimostranze.

Non ci sono quindi numeri verdi né chat di supporto tecnico: una volta presa la propria decisione, Meta interviene con il blocco dell'account senza avvisare l'utente né fornire delucidazioni sui motivi alla base della "punizione". L'unica possibilità, nel caso in cui si ritenga di aver subito una sanzione non giustificata, è quella di contattare l'indirizzo di posta elettronica "support@support.whatsapp.com" per inoltrare una richiesta di riattivazione, come indicato direttamente da un messaggio di default. Il problema è se e quando potrà avvenire questo ripristino dell'account, anche perché l'intervento estremo, che si tratti di una disattivazione temporanea o definitiva, non è mai motivato: per l'utente, quindi, è impossibile anche eventualmente correggere l'errore o il comportamento ritenuto scorretto da Meta, sempre che ci sia stato davvero.

Qualora si tratti di una sospensione temporanea, il fruitore dell'app di messaggistica istantanea può solo cliccare sul pulsante "Per saperne di più", che gli consente di raggiungere le FAQ, nello specifico la sezione "Informazioni sugli account sospesi temporaneamente". La speranza di trovare informazioni illuminanti si infrange sulla genericità delle informazioni fornite."Se all'interno dell'app ricevi il messaggio 'Temporaneamente sospeso', è molto probabile che tu stia utilizzando un'app WhatsApp non ufficiale, oppure che tu stia raccogliendo informazioni con modalità non consentite, attività conosciuta come scraping", si legge nel testo, "passa all'app ufficiale oppure, dopo la sospensione temporanea, interrompi lo scraping". Nel caso in cui ciò non avvenisse, spiega il team di supporto, la sospensione diventerebbe definitiva. "Le applicazioni non autorizzate di WhatsApp mettono a rischio la tua sicurezza e privacy e non sono supportate", prosegue la nota, specificando cosa si intende per scraping, ovvero "l'estrazione mirata e su larga scala di informazioni tramite strumenti automatizzati per scopi non consentiti". "L'acquisizione in questo modo delle informazioni degli utenti (come numeri di telefono, immagini del profilo e stati) viola i nostri Termini di servizio", conclude il breve comunicato.

Peggio ancora accade in caso di sospensione definitiva: nessuna informazione sulla violazione né alcuna possibilità di contestare la punizione inflitta, a schermo compare solo il messaggio "Questo account non è autorizzato a usare WhatsApp". "Sospendiamo un account se riteniamo che le attività dell'account siano contrarie ai nostri Termini di servizio, ad esempio nel caso di spam, truffe o attività che mettono a rischio la sicurezza degli utenti di WhatsApp", si legge nella nota a disposizione, che invita l'utente a prendere visione della sezione 'Utilizzo accettabile dei nostri servizi'.

A questo punto si può inoltrare una richiesta d'intervento, cliccando su "Richiedi una revisione" all'interno dell'app:"Provvederemo a esaminare il tuo caso", prosegue la nota,"ti ricontatteremo il prima possibile, non appena abbiamo completato la revisione" che, specifica il team di supporto, può avvenire per un singolo numero di telefono. Inutile inviare più segnalazioni, i tempi di attesa saranno sempre gli stessi, precisa il testo: "Dopo che il tuo account sarà stato esaminato e il nostro team avrà preso una decisione, riceverai una notifica da WhatsApp", si legge in conclusione.

In un caso o nell'altro si è in balia dei tempi dei gestori dell'app, ma a lasciare basiti è che non ci sia la spiegazione dettagliata sulla presunta violazione, che in

tanti casi non è stata neppure commessa, né la possibilità di comunicare con qualcuno per fare le proprie rimostranze e tagliare eventualmente i tempi di riattivazione qualora si sia trattato di un provvedimento ingiusto.

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