Come presidente potrà non piacere, ma come netturbino nucleare Barack Obama qualche soddisfazione la sta regalando. Grazie alla sua azione per la riduzione del rischio legato alle scorie radioattive l'Italia s'è liberata nei mesi scorsi di almeno venti chili di plutonio e uranio altamente arricchito, potenzialmente utilizzabili a fini terroristici. A rivelarlo è lo stesso presidente statunitense. Alla conferenza stampa di chiusura del vertice sulla sicurezza internazionale dell'Aja Obama ha ringraziato l'Italia e il Belgio per «avere completato la rimozione di plutonio e uranio» dai propri siti in ottemperanza alla «Global Threat Reduction Initiative», l'iniziativa per la riduzione della minaccia globale nucleare. Ovviamente per capire le ragioni dell'inatteso omaggio all'Italia bisogna rassegnarsi all'idea che la politica è anche propaganda. Sottolineando di esser «molto più preoccupato dalla prospettiva di un'arma nucleare in giro per Manhattan» che dalle mosse di Vladimir Putin, Obama nasconde sotto il tappeto la cenere della bruciante sconfitta subita sul fronte ucraino dove la risposta all'annessione della Crimea appare fin qui assolutamente ininfluente. Sul fronte della riduzione delle minaccia globale legata al traffico di materiali nucleari e sul loro possibile utilizzo per fini terroristici Obama invece qualche risultato lo sta portando a casa. A casa, tanto per incominciare, si sta portando le scorie radioattive che languivano da anni nel nostro Paese. E così il ringraziamento all'Italia diventa un modo per ufficializzare e render pubblica l'operazione che nelle settimane precedenti ha portato al trasferimento di scorie nucleari e materiali radioattivi. Tra il 3 e il 4 marzo un carico di plutonio e uranio ha attraversato La Spezia per venir imbarcato su una nave inglese ormeggiata all'Arsenale militare della città salpata, subito dopo, alla volta degli Stati Uniti.
Quel trasporto è solo l'ultimo di una serie di trasferimenti «critici» realizzati nel massimo silenzio nel corso degli ultimi mesi. La scorsa estate è stato portato a termine, sempre nella massima riservatezza, il trasferimento di altri materiali radioattivi provenienti da Trisaia di Rotondella e transitati dalla provincia di Matera prima di prendere la strada degli Stati Uniti. Poche settimane prima era stato annunciato e realizzato il trasporto da Saluggia in provincia di Vercelli a Trieste di dieci lamine di un elemento di combustibile irraggiato proveniente da attività di ricerca. Si è trattato di operazioni «molto complesse», durante la quale secondo una nota congiunta Italia-Usa i materiali sono stati «confezionati in modo sicuro in container da trasporto certificati» secondo le regole vigenti in entrambi i Paesi.
Ovviamente in un Paese come il nostro dove una parte della sinistra ragiona ancora e soltanto sulla base di schemi ideologici e propagandistici la notizia del trasferimento negli Stati Uniti di pericolose scorie radioattive non manca di sollevare critiche e polemiche. Invece di tirare un respiro di sollievo per un'operazione che alla fine ci libera dalla presenza di spazzatura nucleare potenzialmente pericolosa è stata sollevata una speciosa polemica sulla mancanza di trasparenza dell'operazione e sull'assenza d'informazione. E a nulla valgono le parole del sottosegretario Sesa Amici, che ricorda come «la sicurezza esige riservatezza». Sul fronte internazionale l'impegno per il controllo delle scorie radioattive sembra destinato a venir ricordato come uno dei maggiori successi di Obama.
Da quando il presidente ha dato il via ai suoi incontri periodici con i leader internazionali 13 nazioni hanno eliminato i loro quantitativi di scorie nucleari. E molti altri hanno reso più sicuri i depositi per prevenire il rischio di furti operati da gruppi terroristici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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