Inflazione galoppante (25%), corruzione dilagante e una riforma del potere giudiziario che non piace non solo all'opposizione ma anche ad alcuni esponenti vicini al governo. Sono queste le cause che hanno spinto in piazza circa un milione di persone a Buenos Aires e nelle principali città argentine. Si tratta del terzo "cacerolazo" (protesta rumorosa percuotendo le pentole) nel giro di sette mesi contro la presidente Cristina Kirchner, accusata di essere "arrogante", "bugiarda" e sempre più "antidemocratica".
La riforma del sistema giudiziario (la più importante novità sarebbe l'elezione dei giudici) secondo l'opposizione permetterebbe alla Kirchner di nominare giudici a lei più vicini, e proteggere così il governo dalle accuse di corruzione, riducendo, al contempo, i poteri della Corte Suprema. In più è in atto un vero e proprio braccio di ferro tra la Kirchner e il gruppo editoriale Clarìn.
Per la prima volta tutti i leader dei principali partiti dell’opposizione si sono riuniti: dall’Unione Civica Radicale (Ucr) al peronismo antikirchnerista, dalla conservatrice Proposta repubblicana (Pro) al Fronte ampio progressista (Fap). I politici, però, si sono stati mescolati tra la gente, senza farsi troppo notare. Il mandato della Kirchner si conclude nel 2015.
Gli argentini sono scesi in piazza soprattutto per la profonda crisi economica e le discutibili politiche della Kirchner, con il suo ultra interventismo sfociato in una vera e propria socializzazione dell'economia, con tanto di nazionalizzazione delle aziende- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.