Sono state per tutto il giorno l'una accanto all'altra, Paola e Matilde, passato e futuro del Belgio, Regine tutte e due, ma totalmente diverse. Vicine come da protocollo, eppure distanti, a osservarsi con la coda dell'occhio, a riflettere, ognuna per sè sul nuovo inizio. Re Alberto II ha abdicato, al suo posto il figlio, Filippo. La famiglia è al completo per la cerimonia di incoronazione. Cade una lacrima e poi un'altra sul volto invecchiato della Regina Paola Ruffo di Calabria. Lascia la scena a Matilde dal sangue belga. Paola con il cuore italiano, guarda il figlio diventare Re e si commuove: per l'addio, per la vita che l'aspetta, e per tutte le volte che il suo popolo non l'ha capita. Con Matilde è diverso; i belgi l'hanno amata da sempre, la chiamano la nuova Lady Diana, ha grazia, eleganza e la dedizione ai poveri e ai malati, accaparrandosi da subito l'affetto e la benevolenza dei sudditi. Questione di sangue forse, lei è la prima regina belga della storia, figlia di quell'aristocrazia solida, conosce tutte e tre le lingue ufficiali francese, fiammingo e tedesco alla perfezione, madre di quattro figli, ambasciatrice per Unicef e Organizzazione mondiale della sanità in Africa. Questione di charme, di carisma, doti innate che se non hai, resti per tutta la vita a salutare dal palco reale e a chiederti cosa non ha funzionato.
Fin dal suo insediamento, vent'anni fa, Paola è sempre stata una Sovrana criticata; originaria di quel Sud Italia che il Belgio conosce solo per gli emigrati venuti in massa nel Paese, lei che non sapeva il fiammingo, con un matrimonio difficile che stava per finire quando Alberto nel 1999 confessò di aver avuto una lunga relazione con una contessa negli anni '60. Eppure ieri, che Alberto è tornato un cittadino normale, ha dedicato a Paola quel «grosso bacio» durante il suo ultimo discorso. Forse, dicono i retroscena di corte, i due vogliono fugare tutti i dubbi sulla tenuta del loro rapporto, o forse è pura riconoscenza, gratitudine per essere rimasta comunque e sempre. Con Filippo il Belgio cambia pagina, un sovrano più timido e dimesso è sicuramente più adatto al presente. Oggi le monarchie sono viste sempre più con diffidenza dai popoli. È così in Spagna, dove i Borbone, Re Juan Carlos in testa, si ritrovano al centro della più profonda crisi di popolarità della storia. Sono lontani i tempi in cui la Corona rappresentava l'unità, il sentimento, il destino di un popolo che non era disposto a mettere in discussione il palazzo della Zarzuela. Poi è arrivato l'incidente increscioso durante la caccia agli elefanti, che nel 2011 smascherò il Re pizzicato a spassarsela - ozio lussuoso in tempo di vacche magre per il popolo- in Botswana con un'amica. Subito dopo le scuse del sovrano ecco abbattersi una nuova sciagura: il genero disonesto, Iñaki Urdangarin, marito della Infanta Cristina, coinvolto da mesi in un processo con l'accusa di frode per una presunta appropriazione indebita di oltre 6 milioni di euro di fondi pubblici.
Resiste, e forse proprio perché il paese non conosce crisi, la famiglia reale di Monaco tra intrighi e pettegolezzi. I Grimaldi non conoscono noia, e con le loro turbolente storie amorose hanno sollevato il Principato da una routine altrimenti un po' noiosa.
Periodo decisamente alto lo sta vivendo la Corona britannica. Nell'euforia generale scatenata dall'arrivo del royal baby, i Windsor possono contare su un incremento di popolarità che non si vedeva da tempo. È lontano quel 1992, annus horribilis per la famiglia reale, un incendio distruggeva il Castello di Windsor, presagio nefasto per catastrofi semi annunciate.
Di lì a poco Anna, unica figlia femmina della Regina Elisabetta si sarebbe separata, il tradimento di Carlo con Camilla era diventato di pubblico dominio. Poi è arrivata Kate, la common, e i Reali hanno potuto tirare un sospiro di sollievo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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