La casta dei funzionari Ue

I funzionari delle istituzioni Ue godono di stipendi faraonici e di benefit e rimborsi: dall'indennità di dislocazione ai rimborsi spese, benzina e trasporti

La casta dei funzionari Ue

“Chi accoglie un beneficio con animo grato paga la prima rata del suo debito”, sosteneva il filosofo Seneca. Ma i tempi dei romani sono lontani. E di benefici, ai giorni nostri, i funzionari europei ne accolgono ad libitum, con animo grato e senza metter mano al portafogli. Perché a pagare le rate del loro debito siamo noi contribuenti.

Le istituzioni europee sono l’eldorado per i burocrati, il cui unico compito impervio è quello di superare il duro concorso. Varcata la soglia della Commissione Ue (ma per gli altri palazzi del potere la solfa non cambia), ecco che inizia il declivio. Basti pensare che un neoassunto viene inquadrato subito con un grado AD5 e riceve la bellezza di 4.300 euro al mese.

Insomma, chi ben comincia è a metà dell’opera. E chi scala la vetta e raggiunge il grado 16, cioè quello di direttore generale, arriva a guadagnare fino a 16mila euro al mese. Ma non finisce qui. Perché a questi va aggiunta una corposa sfilza di benefici e indennità.

Qualche esempio? 170 euro di base al mese (maggiorato del 2% dello stipendio) al funzionario che convive, che è sposato, ma anche a colui che è divorziato, separato legalmente o celibe e con un figlio a carico. È l’assegno famiglia, bellezza.

Se poi si ha la fortuna di avere un figlio (a carico, legittimo, naturale, adottivo o anche se sono state solo avviate le procedure di adozione) ecco che piovono dal cielo pubblico 372 euro al mese. Ma questo figlio dovrà pure andare a scuola. E anche in questo caso, alla formazione della giovane leva ci pensa mamma Europa. Come? Elargendo fino a un massimo di 252 euro di indennità scolastica.

Indennità che continua a esistere fino al compimento del ventiseiesimo anno di età da parte dello studente. Per i figli inferiori a cinque anni o che non frequentano a tempo pieno una scuola primaria o secondaria viene invece garantita una indennità di 91 euro al mese. Tornando ai benefit dei funzionari, si annovera poi l’indennità di dislocazione. Ossia: se per lavorare all’Ue devi lasciare il tuo paese di orgine, ecco che le istituzioni europee ti offrono una indennità pari al 16% dello stipendio base (sommato all’assegno famiglia e a quello per i figli) e che comunque non può essere inferiore a 505 euro.

E, come se non bastasse, l’Ue ti offre un’altra indennità di prima sistemazione, pari a due mesi di stipendio. Ma per cambiare casa, città e abitudini, bisognerà portarsi dietro mobili e oggetti a cui si è affezionati. Inutile dire che anche le spese di trasloco sono offerte dalla madre patria Europa. Che, tra le altre cose, assiste economicamente il funzionario nei procedimenti a carico di autori di minacce, oltraggi, ingiurie e attentati contro la persona o i beni di cui il funzionario o i suoi familiari siano oggetto.

Per quanto riguarda le spese sanitarie e assicurative, queste vengono coperte dall’Ue all’80% e sono estese alla moglie, al partner non sposato, ai figli e alle persone a carico. La copertura vale fino a sei mesi dopo le dimissioni o il pensionamento del funzionario. Mentre il coniuge divorziato e il figlio non più a carico ne possono beneficiare fino a un anno dopo.

Ma non è finita, perché c’è poi il capitolo dei rimborsi. Trasporti, alberghi, benzina: tutto pagato dall’Unione Europea. O dai cittadini, fate voi. Per fare un esempio: se un funzionario dovesse andare in missione in una città italiana, potrebbe spendere 135 euro al giorno per le spese di pernottamento e 95 euro al giorno per le altre spese correnti. Se poi ci fosse qualche sfortunato che non avesse in dotazione una macchina, può chiedere all’Ue una indennità di massimo 892 euro all’anno per le spese di spostamento urbano.

Qualcuno potrà obiettare che i vantaggi economici garantiti ai funzionari compensano il duro lavoro svolto nella Commissione Europea (dove i dipendenti sono circa 33mila), nel Parlamento Europeo e quant’altro. Eppure, al netto dell’importanza e della difficoltà di svolgere mansioni di tutto rispetto, a guardare bene non è che le condizioni di lavoro siano poi così massacranti.

Quarantadue ore settimanali, con la facoltà di chiedere l’autorizzazione per lavorare a orario ridotto, che spetta di diritto per occuparsi di un figlio di età inferiore a nove anni o per seguire una formazione complementare. Per il figlio tra 9 e 12 anni la riduzione richiesta non può superare il 20% dell’orario normale. Inoltre, il funzionario gode di un congedo minimo di 24 giorni e massimo di 30, a cui però si può aggiungere un congedo straordinario per esempio per il trasloco (due giorni), per la nascita di un figlio (10 giorni per il funzionario maschio e 20-24 per la donna) o per il matrimonio del figlio (due giorni).

Infine c’è il capitolo delle tasse, anche queste europee. Perché lo stipendio dei funzionari non è soggetto all’imposta sul reddito nazionale. Le retribuzioni pagate dalla Commissione sono direttamente assoggettate all’imposta comunitaria (aliquota progressiva che va dall’8% al 45% a cui si aggiunge un prelievo speciale del 5%) che viene riversata nel bilancio Ue. Insomma, gli eurofunzionari con una mano pagano l’Ue e con l'altra incassano benefit, indennità e vantaggi. Rigorosamente esentasse. Anche l'Europa ha la sua casta. Alla faccia della sobrietà e della crisi.

In merito alla replica dell'Association des fonctionnaires indépendants (TAO-AFI), sui 18mila euro al mese di retribuzione ammetto l'errore - e me ne scuso - precisando che si tratta di 16.

094 euro al mese e che comunque nel link della fonte pubblicato nell'articolo era possibile constatare la correttezza dell'informazione. Per il resto, mi sono limitato a evidenziare, con tanto di link alle fonti ufficiali, la realtà dei funzionari europei.

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