Il Fmi a gamba tesa nella crisi del debito Usa

Lagarde: aumentare il tetto e intervenire sul fisco. Stallo a Washington: da Obama un altro no ai repubblicani

Il Fmi a gamba tesa nella crisi del debito Usa

Gli Stati Uniti devono aumentare il tetto del debito e mettere a punto una roadmap per l'aggiustamento fiscale di medio termine, gestendo attentamente la normalizzazione delle condizioni finanziarie e rafforzando la supervisione sulle banche ombra. Il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), Christine Lagarde, entra a gamba tesa nel dibattito politico sulla crisi del debito americano. Fa un certo effetto sentire la responsabile di una istituzione economica internazionale, per quanto importante come l'Fmi, dettare la linea al Congresso di Washington e alla Casa Bianca. Ed è inevitabile che il pensiero corra a tempi non molto lontani, in cui una situazione di questo genere molto difficilmente sarebbe occorsa.

Mentre la Lagarde elargisce i suoi perentori consigli, il blocco delle attività federali negli Stati Uniti continua, e così pure il braccio di ferro politico a Washington destinato a concludersi prima del fatidico giovedì 17 con una qualche forma di compromesso prima che al problematico shutdown si sostituisca il catastrofico e temutissimo default. Dopo il no della Casa Bianca alla proposta repubblicana di un rinvio di alcune settimane della scadenza del rifinanziamento del debito pubblico in cambio dell'apertura di un negoziato, la situazione è di stallo e i tempi per una soluzione sembrano di nuovo allungarsi: i deputati hanno addirittura lasciato la capitale approfittando del weekend lungo offerto dal Columbus Day che quest'anno è caduto di venerdì.
La reazione repubblicana al rifiuto opposto da Obama, qualificato da un deputato del Grand Old Party di «presidente-re», è stata irritata. Il presidente ha parlato di proposta poco saggia e di un'eccessiva presa di rischio nel «flirtare con il primo default internazionale di sempre nel mezzo della stagione dello shopping delle feste» e se l'è presa con «la nuova tassa repubblicana» che l'ipotetico default scaricherebbe «sulla gente reale in America». E lo Speaker repubblicano della Camera John Boehner, seccato, ha confermato che il negoziato con la Casa Bianca «non è stato ancora avviato».

A questo punto il terreno del confronto diventa il Senato, dove ieri è stata respinta una proposta democratica per alzare il tetto del debito fino a tutto il 2014 e dove è in discussione una voluminosa proposta bipartisan che prevede il rinvio a fine gennaio della medesima scadenza e lo

sblocco dello shutdown fino a marzo, insieme con alcuni ritocchi della famosa riforma sanitaria nota come Obamacare. Una proposta che ha però il non piccolo difetto di essere sgradita ai vertici del partito del presidente.

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