Troika dispone e governo di Atene esegue. I creditori internazionali chiedono altri ventimila licenziamenti nel pubblico impiego? E il premier conservatore Antonis Samaras chiude la tv pubblica (era il giugno scorso), con l'aggravante che all'alba di ieri i cinque giornalisti «reduci» che trasmettevano in streaming dalla storica sede ateniese di Agia Paraskevi sono stati sgombrati dall'intervento armato delle teste di cuoio elleniche, che hanno respinto proteste e resistenze con lacrimogeni e manganelli. Sembrava di essere tornati ai giorni della rivolta del Politecnico, racconta chi c'era. Erano da poco passate le 5 del mattino, quando il pm che ha disposto lo sgombero ha fatto ingresso negli studi mentre un giornalista era on air e trasmetteva la consueta striscia informativa, intimandogli di tagliare e di uscire.
Tafferugli, spintoni e proteste di impiegati e conduttori sono stati soffocati dall'intervento di un numero imprecisato di agenti, almeno cento, giunti a bordo di dieci mezzi blindati. Uno sproposito, dice in lacrime un'attivista che sta presidiando la sede ininterrottamente da ieri mattina, quando alle 8.30 pm e agenti hanno lasciato l'edificio posto sotto sequestro ma non prima di aver arrestato quattro giornalisti (poi rilasciati perché non vi erano motivi per trattenerli). Dal primo pomeriggio inoltre un'imponente manifestazione autoconvocata si è svolta nel cortile di Agia Paraskevi con migliaia di cittadini di tutte le estrazioni sociali e politiche uniti nel manifestare il proprio sdegno. In un Paese ormai allo sbando, dove le leggi vengono calpestate e poi applicate a singhiozzo e dove addirittura il Parlamento greco tenta di approvare una legge che manda in galera chi si oppone ai regolamenti Ue (sul punto si registra un'interrogazione del senatore pidiellino Francesco Maria Amoruso, componente della Commissione Esteri del Senato), sconvolge l'uso della forza per chiudere l'unico megafono non asservito ai desiderata dei creditori internazionali.
Il dato più inquietante dello sgombero di Ert, oltre all'azione in sé antidemocratica e illiberale perché suggerita dalla troika, è l'impiego di dieci camion pieni di teste di cuoio del gruppo Mat, schierati solitamente per azioni contro il terrorismo o di protezione ai capi di Stato, mentre nella capitale ellenica si spara a sangue freddo come hanno fatto i killer di due giovani militanti di Alba Dorata meno di una settimana fa.
«Un governo che ricorre ai reparti antisommossa per sgomberare una tv è degno della Striscia di Gaza - commenta al Giornale Dimitri Deliolanes, da trent'anni corrispondente in Italia proprio della rete greca -. È un governo che si è già coperto di ridicolo l'11 giugno chiudendo l'Ert e che ora dimostra di essere sempre più isolato e terrorizzato, con un consenso ridotto al lumicino. Per questo non esita a fare ricorso a scene che ai greci ricordano la dittatura dei colonnelli, proprio a pochi giorni dal 17 novembre, quarantesimo anniversario dello sgombero con i carri armati del Politecnico occupato dagli studenti democratici».
Dulcis in fundo la troika, da ieri nuovamente ad Atene per chiedere altri due miliardi di tasse (si paga finanche un balzello sulle auto a metano) oltre a redigere il consueto report trimestrale propedeutico alla concessione dell'ennesima rata di
prestiti, che pretende di chiudere la voragine finanziaria greca con altri debiti decennali: fino ad oggi versati alla Grecia 250 miliardi di euro. Come pensano a Bruxelles che i conti possano mai tornare?twitter@FDepalo
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