Quella "telefonata costruttiva" tra Putin e Obama

I due leader hanno deciso la svolta. Ma la partita non è finita. Tensioni in Crimea

Quella "telefonata costruttiva" tra Putin e Obama

Le voci di corridoio dicono che il capo della Casa Bianca, Barack Obama, ha chiamato Vladimir Putin e gli ha fatto i complimenti per come ha gestito i Giochi Olimpici di Sochi. E che il discorso sia poi scivolato sulla crisi di Kiev: «Il colloquio è stato costruttivo», dicono al dipartimento di Stato, i due presidenti hanno stabilito la necessità di mettere fine immediatamente alle violenze e di riformare l'economia ucraina. Ma Obama e Putin hanno parlato anche di Siria, segno che Mosca e Washington non conoscono soltanto i codici della Guerra Fredda. Un altro messaggio in questa direzione è venuto dal palazzo delle Nazione Unite, dove il Consiglio di Sicurezza ha approvato all'unanimità il documento che impone al governo siriano di togliere l'assedio alle città ribelli, e permettere ovunque l'arrivo degli aiuti umanitari. I diplomatici russi non hanno opposto alcun veto, una manovra usata a ripetizione negli ultimi anni.
Per ora l'accordo sulla crisi in Ucraina è considerato un successo dalle cancellerie europee, che si scambiano meriti via Twitter e discutono l'agenda del Parlamento di Kiev: nuovo governo, modifiche alla Costituzione e voto presidenziale fissato al 25 maggio. La Rada sta bruciando i tempi, in un solo giorno ha dato il via libera per l'impeachment di Yanukovich e ha cancellato tutti i capi d'accusa contro la Tymoshenko, insomma, si è liberata del suo leader con la stessa precisione burocratica usata tre anni fa per allontanare Tymoshenko dal Parlamento e spingerla verso il carcere. Naturalmente l'operazione è osservata con grande sospetto in Ucraina. Questo dipende anche dagli uomini che guideranno la fase di cambiamento: uno degli oligarchi più ricchi del Paese, Petro Poroshenko, è in lizza per diventare premier, il generale Vladimir Zamaya ha perso il posto di capo dell'esercito pochi giorni fa e da ieri è ministro della Difesa, per la carica di procuratore generale è stato scelto un politico molto vicino al gruppo di destra Svoboda. Così, nella parte orientale del Paese, c'è chi domanda più autonomia: non è la prima volta che accade ma ora il processo si muove al limite degli schemi istituzionali, e le tensioni territoriali possono trasformare il lavoro dei diplomatici europei da successo a catastrofe. Ieri tremila ucraini hanno manifestato a Sebastopoli per chiedere il ritorno della Crimea sotto il controllo di Mosca (in città c'è un grande porto militare con le navi della flotta russa). Il governatore di Kharkiv, Mykhail Bobkin, ha organizzato un vertice per chiedere la nascita di una Repubblica federale, ma in serata ha attraversato il confine con la Russia assieme al sindaco della città.
Sembra che anche Yanukovich abbia tentato di fare lo stesso, ma le guardie di frontiera gli avrebbero impedito di salire a bordo di un aereo e si troverebbe nella regione di Donetsk. In Russia i commenti sul suo conto sono terribili. Il capo della commissione Esteri in Parlamento, l'influente Alexei Pushkov, ne ha inciso ieri pomeriggio l'epitaffio usando meno di cento caratteri: «La sua è una fine patetica per un presidente». A Mosca accusano Yanukovich di avere tradito l'Ucraina, di abbandonare il Paese nelle mani degli estremisti, e per questo alla Duma alcuni gli augurano «di essere appeso a testa in giù».

Per la Russia la priorità era spegnere una rivolta pericolosa troppo vicina ai confini e agli interessi nazionali. Ora il Cremlino si può permettere di dimenticare il vecchio presidente per concentrarsi sul futuro del Paese.

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