Inglesi pazzi per Harry e Balo: è il fascino dei cattivi ragazzi

Voci sulla cocaina al festino nudo del principe. E il calciatore fotografato con tre ragazze. Ma non c'è scandalo che tenga: restano due beniamini

Orge, cocaina e carezze mercanarie. Volume alto ed ettolitri di champagne, troppi corpi per un solo amplesso, e poi tanto buio e molti flash. Feste poco igieniche, menti poco lucide, pelli sconosciute che si sfregano.
Su Harry, il principe nudo, stanno uscendo nuove indiscrezioni. Sembra che nella suite dello strip party, girasse anche della droga (ma nessuno ha visto Harry farne direttamente uso). Lo ha raccontato un testimone (che ha chiesto di rimanere anonimo) aggiungendo altro imbarazzo alla già incresciosa vicenda delle fotografie del secondogenito di Carlo d'Inghilterra pubblicate da un settimanale britannico la settimana scorsa. Quello che riportava Harry senza vestiti, proprio come Diana l'ha fatto, avvinghiato ad una ragazzotta pallida, burrosa, dal dubbio appeal durante una festa che aveva preso una piega tutt'altro che regale. Qualche signorina biotta e un principe tuffato in molta carne.
Poi anche su Balottelli, Mario, tutt'altro che nobile ma principe per conquista, sul campo di calcio, altri particolari. Dopo la notizia della sua presunta paternità (Raffaella Fico, ex Grande Fratello, ormai da mesi dice di essere incinta dell'attaccante), l'irrequieto calciatore ha trascorso una turbolenta estate a Saint Tropez, perennemente fotografato tra «sceriffe» poco vestite e troppo truccate, in locali notturni e in spiaggia, e proprio ieri, su di lui, sono emerse nuove indiscrezioni: si sarebbe intrattenuto per una seratina «privata» con tre-ragazze-tre-contemporaneamente.
Queste le voci. Poi le reazioni. A stupire, non è tanto il tenore popolare delle «nobili» fantasie di Harry e di SuperMario, quanto piuttosto la mobilitazione in difesa dei loro eccessi da parte dei fan. L'altro giorno i soldati di sua Maestà che si sono fatti fotografare nudi (scatenando le ire dei generali dell'esercito) per solidarietà nei confronti del principino, ieri altri consensi dalla mole impressionante: in Gran Bretagna sono state infatti quasi 4000 le persone che hanno protestato contro il Sun (il settimanale che ha pubblicato le foto del fratello di William nudo).
Stessa sorte, inaspettatamente positiva, è toccata a Balotelli, abbracciato virtualmente dai suoi fan per essere stato così «brutalmente indagato» nel suo sacrosanto privato. Né Harry, né Mario, tra loro distantissimi eppure ugualissimi, sono nuovi a certe condotte: la festa con la divisa nazista e gli spinelli dell'uno, le multe in auto, gli incendi con i petardi, e le intemperanze in campo dell'altro. Eppure, chissà perché certi «debosciati» suscitano tenerezza o comunque sembrano fighi o in ogni caso gli si perdona tutto. Un po' come a Fabrizio Corona.
Si passa la vita a cercare di schivare fidanzati che abbiano anche solo un brandello di Dna simile a quello di Harry di Windsor, o di Mario Balotelli o di Fabrizio Corona. Si cercano amici diametralmente opposti alle loro inclinazioni, si allevano figli con l'unica speranza che non assomiglino manco vagamente a certi scavezzacollo da giornali di gossip e poi ci si scopre irrazionalmente, incomprensibilmente magnanimi nei confronti di prodezze senza morale né estetica. O quanto meno magnanimi nei confronti dei loro portatori (nemmeno tanto sani). Noi, proprio noi, normalmente così attenti alle passamanerie civiche scopriamo il nostro giudizio molle su questa generazione (ventenni-trentenni) in debito di utopia. Non sappiamo perché ma non riescono ad esserci antipatici. Poverini, diventano volgari perché gli brucia una carenza più profonda. Poverini, anche se fanno più incazzare che pena. Però poi li si perdona. Loro, certi scapestrati. Solo certi. Dagli altri si sta alla larga come da uno scoglio mentre si è in navigazione. Ma a questi...

Benedetti dalle donne, dal gossip, dai soldi, dagli dei... Chissà perché si perdona tutto. Agli Harry, ai Balotelli, ai Corona. Sono quelli che ci fanno vacillare e che ci fanno pensare che la normalità è un bersaglio a cui mirare con tremore.

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