Irak, la raffinera di Baiji contesa tra l'esercito e gli estremisti dell'Isis

I soldati si sarebbero ritirati dall'impianto, ma il governo smentisce

La raffineria di Baiji in una foto scattata a gennaio 2009
La raffineria di Baiji in una foto scattata a gennaio 2009

Da dieci giorni gli uomini dello Stato islamico dell'Irak e del Levante (Isis) e le forze di Baghdad combattono per il controllo della raffineria di Baiji, un impianto a nord di Baghdad che produce un terzo del fabbisogno del Paese. Oggi i jihadisti, che nella loro lotta sono affiancati da altri elementi sunniti, in rotta con il governo guidato da Nuri al-Maliki, sarebbero riusciti a prenderne il controllo.

Secondo un corrispondente di Al Arabiya gli uomini dell'esercito che ancora difendevano la zona si sarebbero arresi ai miliziani dopo una trattativa con le tribù locali, alle quali - a quanto scrive la Bbc - dovrebbe essere affidato il controllo dell'impianto.

Una versione contestata dal governo, che sostiene invece che la raffineria sia sotto il controllo totale delle forze di sicurezza di Baghdad. Durante il giorno almeno diciannove persone sarebbero morte negli attacchi aerei dell'aviazione irachena.

Intanto John Kerry, è arrivato in mattina nella regione auonoma del Kurdistan iracheno, per incontrare il premier Neshirvan Barzani. Il segretario di Stato degli Stati Uniti è in missione in Irak e nel Medio Oriente per consultare gli alleati sulla crisi irachena. Ieri, a Baghdad, ha chiesto al premier Maliki di dare vita a un governo più inclusivo di quelle attuale, in cui tutte le anime del Paese (sciiti, sunniti, curdi) abbiano una rappresentanza.

Ieri Barzani, in un'intervista concessa alla Cnn, aveva rivendicato il diritto dei curdi a "determinare il proprio futuro" in un momento in cui Baghdad "sta collassando".

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