Sono morti Eyal Yifrah, Gilad Shaar e Naftali Fraenkel, tre ragazzi israeliani che non si trovavano dallo scorso 12 giugno, quando erano stati rapiti mentre facevano l'autostop vicino a Hebron. La notizia è arrivata oggi, portata prima dai media arabi, che parlavano del ritrovamento di tre cadaveri vicino alla città in Cisgiordania e poi confermata dall'esercito d'Israele.
Le ricerche sono durate giorni. Giorni durante i quali la risposta israeliana non si è fatta attendere e almeno 400 persone sono state arrestate, in un'operazione condotta con un grande dispiegamento di forze. Secondo i media israeliani i tre ragazzi sarebbero stati uccisi poco dopo il rapimento. Sono stati ritrovati senza vita, in una fossa poco profonda a nord della città di Halhul, non molto lontano da Hebron.
Il governo israeliano accusa del rapimento - e quindi dell'uccisione - i militanti di Hamas. Uno dei leader, Khaled Meshaal, è stato intervistato nei giorni scorsi dal network panarabo Al Jazeera, a cui aveva detto di non sapere a chi attribuire l'azione, ma di "congratularsi", mettendola in relazione con la situazione dei prigionieri palestinesi.
In serata il premier Benjamin Netanyahu ha convocato un gabinetto d'emergenza. Ha detto che "Hamas pagherà" per la morte dei tre ragazzi e parlato di un omicidio "a sangue freddo", compiuto da "animali dalla forma umana". Un portavoce del gruppo palestinese ha risposto che "si apriranno le porte dell'inferno" in caso di attacco.
538em;">Anche il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha convocato una riunione d'emergenza dell'Autorità nazionale palestinese (Anp). Da giugno le sorti di Gaza e Cisgiordania dipendono dallo stesso governo d'unità nazionale palestinese, sostenuto sia da Hamas che da Fatah.
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