Un'imponente deflagrazione ammutolisce il centro di Beirut. Un’enorme colonna di fumo nero si leva verso il cielo. Nella centralissima zona degli alberghi e dei commerci, distante meno di un chilometro dal luogo dove il 14 febbraio del 2005 fu ucciso Rafik Hariri e non lontana dal Serail, l’ufficio dell’attuale premier Najib Mikati, un kamikaze si è fatto esplodere in una autobomba causando la morte di almeno otto persone e ferendone una settantina. Tra le vittime c'è anche l'ex ministro sunnita Mohammed Shattah, attuale consigliere di Saad Hariri, figlio di Rafik.
Un ordigno da 30-40 chilogrammi. I corpi dei passanti dilaniati dalle fiamme. Le carcasse delle auto, parcheggiate non lontano dal luogo dell'attentato, divorate dal fuoco. Intorno alle 9.40 locali (le 8.40 in Italia) piazza Starco, nel pieno centro tursitico-finanziario di Beirut, è stata sventrata dall'esplosione dell'autobomba. I vetri del Palazzo Starco, che dà il nome alla piazza e ospita un grande teatro, sono andati in frantumi fino all’ottavo piano. Shattah si stava dirigento verso l’abitazione di Hariri, che al momento si trova all’estero, quando l'auto è saltata in aria. Secondo i media libanesi, l'obiettivo del violento attentato era la casa dell’ex premier Hariri. Qui si sarebbe dovuta tenere una riunione della coalizione denominata del "14 marzo", ostile al regime di Bashar al Assad e favorevole all’opposizione siriana. Nella vettura su cui viaggiava Shattah erano presenti anche altri esponenti politici della corrente al Mustaqbal (Il Futuro). Pochi minuti prima di essere ucciso, l'ex ministro aveva scritto sul proprio profilo Twitter un commento molto duro nei confronti del regime siriano e degli Hezbollah, alleati dell’Iran.
"Shattah è stato ucciso da chi ha ucciso anche Rafiq Hariri", ha commentato l’ex premier libanese accusando implicitamente gli sciiti di Hezbollah e criticando con forza "quelli che in Libano giustificano la presenza delle armi e delle milizie a discapito dello Stato e delle sue istituzioni". "Gli assassini di Shatah vogliono uccidere il Libano", si legge nel comunicato di Hariri secondo il quale l'attacco di oggi è un "messaggio terroristico per la corrente di al Mustaqbal e i liberali del Libano". "I criminali - ha concluso Hariri - non hanno nascosto le loro impronte e i loro crimini non si fermeranno".
Prima dell'autobomba di oggi l'ultimo attentato che aveva ferito il Libano risale a poco più di un mese fa. Lo scorso 19 novembre, in un doppio attacco suicida contro l’ambasciata dell’Iran a Beirut, morirono 25 persone e 146 rimasero ferite.
L’attentato fu rivendicato dalle Brigate Abdullah Azzam, gruppo jihadista libanese che si ritiene legato ad Al Qaida. Tra le vittime l’addetto culturale dell’ambasciata, Ibrahim Ansari, tre addetti alla sicurezza della sede diplomatica e la guardia del corpo dell’ambasciatore iraniano in Libano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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