L'imprenditore: «È successo lontano da Malindi. Io qui porto mio figlio»

L'imprenditore: «È successo lontano da Malindi. Io qui porto mio figlio»

«Chiariamo una cosa: né l'ultima rapina, né quella di qualche settimana fa sono successe a Malindi. Ormai è una moda, qualsiasi cosa in Kenya avviene a Malindi, vicino a casa di Briatore o intorno all'hotel di Briatore».
Flavio Briatore, l'imprenditore italiano proprietario di un famoso resort nella località turistica kenyota, è appena rientrato a Londra dall'Africa e ci tiene a mettere i puntini sulle i.
«La rapina di cui parla lei e quella di due settimane fa sono avvenute a Mayungu, un posto ben distante da Malindi e assai isolato. Le strade attorno sono tutte sterrate e la polizia c'impiega un bel po' ad arrivare. Anche se vivi in campagna in Brianza o in Sardegna rischi di più. In Kenya è lo stesso le bande di rapinatori colpiscono nei posti isolati, dove la polizia fa fatica ad arrivare».
Quindi non c'è da preoccuparsi?
«Io ci porto mio figlio e non mi preoccupo. Sono venuti Bono degli U2 e Berlusconi, non mi sembra sia successo nulla. Ovviamente consiglio a tutti di affidarsi a strutture organizzate e di non affittare abitazioni o appartamenti fuori dal centro abitato».
Tranquillizza i turisti per difendere i suoi interessi?
«Fosse così non ci porterei mio figlio. Il problema come spiegavo è la zona in cui è successo. È molto bella con spiagge fantastiche e ha anche prezzi inferiori. Ma è sconsigliabile passarci la notte».
Quindi per star sicuri bisogna spendere?
«In un paese con stipendi medi da 180 euro al mese non ci si può illudere che qualcuno non sia tentato da una casa isolata e indifesa dove troverà telefonini, soldi e chissà cosa».
È il secondo attacco, gli italiani sono nel mirino?
«No, il problema è che lì trovi solo turisti italiani. Comunque a Malindi non sarebbe successo».
Perché mai?
«Perché c'è molta più polizia, le strade sono asfaltate e i servizi di sicurezza bene organizzati. Ci vado da vent'anni e oltre a me ci vivono 1500 italiani interessati a rendere più sicura la zona. Abbiamo contribuito all'acquisto delle auto della polizia e alla costruzione di una rete di comunicazione tra hotel per garantire la sicurezza. Ormai un 20% dei locali parla l'italiano».
Ci accusano d'importare mafia e criminalità organizzata.
«Ci son italiani e italiani. C'è chi si comporta bene rispettando i locali e i loro costumi e chi non lo fa. Io lavoro con più di 600 dipendenti e non ho mai avuto problemi. L'85% dei dipendenti del mio resort sono del posto e sono tutti bravissimi. Certo li devi trattare con rispetto. Non puoi andare all'estero e mancare di rispetto a chi ci vive. Kenya o Stati Uniti fa lo stesso. Da turista non puoi dimenticare di essere un ospite».
Ma perché gli italiani amano tanto Malindi? Cos'ha di speciale?
«Quando sono a Malindi mi sembra di tornare nella pancia della mamma, mi sento protetto. Ti sembra tutto più semplice. Vedo quei ragazzi kenyoti felici e sorridenti e tutto mi sembra più semplice.

Il giorno di Natale sulla spiaggia, c'erano 8mila locali con il vestito della domenica. Mi son fatto un giro ed ho visto solo gente sorridente. Ma oltre a quel popolo gioioso c'è un clima eccezionale. Avrò fatto il giro del mondo venti volte, ma non ho mai trovato un posto dove sto bene come a Malindi».

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